venerdì 16 settembre 2011

REALTA' SURREALE

Ho sempre più paura di non accorgermi più di quanto sia irreale la realtà di questo Paese...
Siamo noi la terra dove tutto è possibile, ma secondo una formula deforme e ridicola del sogno americano

Quale di queste notizie elencate con la solita verve da Michele Serra è sicuramente falsa ?
E qual è invece la più incredibile...pur essendo vera ?

Quello che è falso o impossibile oggi, potrebbe diventare vero e reale domani.

Mi ricordo un procuratore svedese che, dopo avermi fatto alcune domande sulla situazione dell'Italia, mi\si chiedeva se la Svezia era più avanti (in quanto più civile) o se eravamo noi italiani, purtroppo, ad essere avanti e a rappresentare il triste e decadente approdo di questa società consumistica e dell'apparenza.

L'AMACA di Michele Serra
La Repubblica - 16 settembre 2011
Il domestico peruviano di Lavitola, Rafael Chavez detto "Giuanin", passava personalmente da Palazzo Grazioli, dimora privata del nostro capo del governo, a ritirare buste piene di contanti. Il nostro capo del governo è fidanzato con una ventenne montenegrina che quando ha gli attacchi di gelosia si lancia per le scale ruzzolando. La modella colombiana Debbie Castaneda, dell´entourage del nostro capo del governo, è stata nominata consulente di Finmeccanica. Valter Lavitola è socialista e dirige l´Avanti! La contorsionista egiziana Yamila è stata inviata in dono dal nostro capo del governo al sultano dell´Oman dentro un baule damascato. Il Senato della Repubblica, confermando un precedente pronunciamento della Camera, ha votato a maggioranza un documento nel quale si sostiene che il nostro capo del governo, quando ha telefonato alla Questura di Milano, era preoccupato per le sorti della nipote di Mubarak. Il nostro capo del governo per fare alcune telefonate ha utilizzato una scheda telefonica intestata al cittadino peruviano Ceron Caceres. Il nostro capo del governo, in una conversazione privata, ha definito il cancelliere Merkel "una culona intrombabile". Il premier turco Erdogan rifiuta di incontrare il nostro capo del governo perché è turbato dal suo comportamento privato.
Una sola di queste notizie è sicuramente falsa. Sapreste dire quale?


mercoledì 14 settembre 2011

La lezione di Bonatti


E' morto Walter Bonatti. 
Resta la sua lezione :

"La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo. Se praticata in un certo modo è una scuola inclubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano. Se io dunque traspongo questi principi nel mondo degli uomimi, mi troverò immediatamente considerato un fesso e comunque verrò punito, perchè non ho dato gomitate ma le ho soltanto ricevute. E' davvero difficile conciliare queste diversità. Da qui l'importanza di fortificare l'animo, di scegliere che cosa si vuole essere. E, una volta scelta una direzione, di essere talmente forti da non soccombere alla tentazione di imboccare l'altra. Naturalmente il prezzo da pagare per rimanere fedele a questo ordine che ci si è dati è altissimo."

...e se oltre a diminuire il numero dei parlamentari li mandassimo anche a fare un pò di sano escursionismo... ? vedi mai che...


sabato 10 settembre 2011

poveri evasori !

Il Governo cerca di rilanciare la lotta all’evasione e si lancia anche in un minaccioso monito: In carcere chi evade oltre 3 milioni di euro! E chi ne evade 2 milioni e 999mila? Una tirata d’orecchie? Una candidatura alle regionali? Battute a parte, ci sono molte ragioni di irrazionalità e perplessità in questa questione della lotta all’evasione, uno dei grandi colossali scandali di questo Paese a cui sembriamo ormai abituati.

1) Quale credibilità può avere una lotta all’evasione lanciata da parte di chi ha un passato poco limpido (il nostro presidente del Consiglio, tra le altre cose, si è avvalso della facoltà di non rispondere quando i pm antimafia nelle indagini su Dell’Utri gli chiedevano da dove provenissero i contanti confluiti nelle casse delle sue imprese)?

2) La repressione non basta se prima non si ricostruisce un minimo di rispetto e condivisione per i servizi pubblici (e per il lavoratore pubblico); e invece veniamo da anni di dichiarazioni irresponsabili che giustificavano o strizzavano l’occhio agli evasori; e di insulti a chi lavora nel pubblico (fannullone a prescindere).

3) Il carcere non è di per sé una soluzione, serve solo come slogan. Il punto è la lotta preventiva e poi dare strumenti forti per recuperare il denaro sottratto alla comunità, magari subordinando l’estinzione del reato alla restituzione del maltolto con gli interessi (una sorta di cauzione nei reati economici, per intenderci).

4) Perché questa lotta all’evasione pare essere lanciata solo in fase di ritocco della manovra bis estiva (già frutto di pressioni forti europee)? Non dovrebbe essere normale e urgente e dovuto che vi sia una tolleranza zero per l’evasione?

5) La vera svolta in Italia consisterebbe nel far emergere anche i “piccoli” evasori (quelli che evadono solo 2 milioni e 999mila euro, poveracci, in qualche modo devono pur campare!): perché non si osa provare a introdurre il principio della detraibilità? Oggi si risparmia se non si chiede la fattura, domani si risparmierebbe solo chiedendola! Cosa spaventa di questa rivoluzione dei rapporti?

6) Da pubblico ministero, mi capita di mandare in direttissima (ad esempio) molti extra-comunitari per furto aggravato magari di beni per poche centinaia di euro: la possibilità che facciano del carcere è molto alta, anche perché spesso non hanno possibilità di offrire luoghi di detenzione domiciliare affidabili. Ma sono più ladri loro o dei cittadini italici che evadono 2 milioni di euro e che poi mandano i loro figli a studiare nelle scuole e a curarsi negli ospedali pagati dalle mie tasse? Io credo che questo avvenga perché siamo così gonfi di pregiudizi che ci sembrano più brutti e cattivi i primi per il loro aspetto e non sappiamo guardare oltre la persona, vedendo il fatto per quel che è oggettivamente!

7) Una lotta all’evasione seria a tutti i livelli dovrebbe passare anche attraverso il ripristino effettivo del reato di falso in bilancio (dove possono nascondersi fondi neri, tangenti, soldi evasi) e soprattutto abolendo in costituzione la possibilità di ricorrere a condoni, che premiano chi evade facendosi beffa di chi rispetta le regole.

E, last but not least, perché non esportare un principio che si utilizza solo coi mafiosi: se non dimostri la liceità della provenienza dei tuoi beni, questi vengono sequestrati. D’altronde se guadagno o eredito posso dimostrarlo, no? O a tutti voi capita di ricevere case e bonifici a vostra insaputa di cui non sapreste dare spiegazione? A me no, sarò antipatico?

Processo Lungo, la soluzione finale

Più di mille parole, due esempi (assai concreti…):

1) Pensate a un processo nel quale si debba discutere della presenza o meno di una persona a un matrimonio con 200 invitati (magari come elemento di prova del rapporto di amicizia tra imputato e soggetto mafioso): fino ad oggi, una volta sentiti 3, 4 o 5 testimoni (i piú importanti e attendibili) e raggiunto un convincimento, il giudice poteva revocare la citazione di ulteriori testi in quanto superflui. Domani, grazie al processo lungo, il difensore potrebbe obbligare il giudice a sentirsi tutti e duecento testimoni (con relativi immani tempi e costi anche per la citazione);

2) Ipotizziamo, tanto per dire, che Tizio sia stato definitivamente condannato per aver dato falsa testimonianza; oggi accade che si stia processando il correo Caio (magari perché una norma poi dichiarata incostituzionale aveva bloccato il procedimento contro di lui) per stabilire se abbia pagato Tizio per dire il falso. Finora il giudice non sarebbe partito da zero: la sentenza definitiva contro Tizio viene acquisita e il processo potrà concentrarsi sugli elementi di prova che riguardano la responsabilitá di Caio. Domani, grazie al processo lungo, si dovrà rifare tutto il processo, ripetendo le prove relative anche alla falsa testimonianza, non potendosi più usare la sentenza definitiva.

Buonanotte al processo in tempi brevi.
Buonanotte al principio di ragionevolezza e al processo giusto.
Buonanotte alla fiducia del sistema negli accertamenti processuali.
Buonanotte ai pochi che ancora patteggiano e fanno gli abbreviati (evitando il collasso della giustizia penale): domani tutti a processo perché tanto le speranze di vederlo prescriversi si alzano iperbolicamente (ergo, collasso della giustizia!)

Buongiorno a processi infiniti, interminabili, sicuramente prescritti.
Buongiorno a nuovi impuniti.
Buongiorno ai furbetti e a chi si può pagare avvocati per infiniti e vincenti processi.

Se il processo lungo divenisse legge, la giustizia penale non sarebbe più degna di questo nome. Aggiungete a questo la prescrizione breve già in vigore (e quella brevissima ancora in discussione). Lascia senza parole il solo fatto che se ne debba discutere (la Corte Costituzionale non potrà non intervenire, ma questa prospettiva lontana non consola).

Il nuovo ministro della giustizia vuole davvero esordire il suo mandato con una scelta tanto irragionevole e incostituzionale? Piuttosto che preoccuparsi del fantomatico scontro tra magistrati e politica (ovvero dei magistrati che fanno indagini su politici che commettono reati!?), sarebbe il caso di fare qualcosa perché la legalità non scompaia. O almeno non fare nulla per spingerla sotto mentre si trova con l’acqua alla gola.

se la costituzione prende corpo

Qualche pensiero a margine di quanto accaduto in Parlamento attorno alle vicende Papa e Tedesco.

Anzitutto abbiamo assistito alla (ennesima) invasione della politica nel campo della giurisdizione (ovvero in quello nel quale opera la magistratura): chi votava a favore o contro le autorizzazioni a procedere adduceva solo ragioni, appunto, di natura politica… e talvolta direi proprio di basso profilo demagogico, più preoccupati di difendere la casta o sembrare fuori di essa piuttosto che dire l’unica cosa che gli veniva chiesta: emergono elementi che facciano ritenere la richiesta di arresto un atto di persecuzione politica ? sì o no ?

Tutto qui.

Da questo punto di vista è curioso che l’ex ministro Alfano abbia detto che si doveva votare contro l’arresto perché era una misura eccessiva dal punto di vista cautelare, altra “esondazione” dagli argini.

Le esigenze cautelari sono valutate dalla magistratura alla luce dei criteri espressi dall’art. 274 codice procedura penale (inquinamento probatorio, rischio reiterazione reati e rischio fuga).

Questa “prudenza cautelare” di Alfano stupisce anche perché questa stessa maggioranza, per speculare sulla paura e monetizzare consenso, aveva cercato di obbligare i giudici a usare sempre la custodia in carcere per determinati reati (prostituzione minorile e violenza sessuale), nonostante il codice dica che vada usata solo quando ogni altro mezzo (per esempio gli arresti domiciliari) risulta insufficiente nonostante le carceri stiano espodendo e siano notoriamente spesso criminogene (tenete presente che il reato di violenza sessuale si utilizza per un arco molto disomogeneo di fatti, dallo stupro al palpeggiamento in autobus).

Per fortuna è poi intervenuta quel manipolo di rivoluzionari cubani che siede nella Corte Costituzionale: la sentenza 265 del 2010 ha riaffermato sostanzialmente la necessità di verificare caso per caso la possibilità di salvaguardare le esigenze cautelari anche con misure meno afflittive.

Insomma: giustizialisti quando si tratta di reati commessi da persone comuni e super-garantisti (anche oltre le previsioni di legge) se, guarda un po’, si tratta di un collega parlamentare? Le garanzie ci sono per tutti, così come le misure cautelari. Ogni ulteriore distinguo basato sulle qualità della persona non ha fondamento giuridico e viola il principio di uguaglianza.

Dall’altra parte resta incomprensibilie il trattamento privilegiato riservato a Tedesco:  anche in questo caso nessuno ha seriamente invocato la persecuzione giudiziaria; allora il Parlamento doveva dare solo il via libera agli arresti, così come richiesto dallo stesso senatore del Pd. Le valutazioni di merito spettano alla magistratura, così come per tutti gli altri comuni e mortali cittadini: dire sì agli arresti non vuol dire formulare un accusa, ma aver solo verificato che non si tratta di un indagine mossa da intenti politici, essendo basata su elementi di fatto (che ovviamente andranno discussi in contraddittorio nel processo).

Non a caso sullo sfondo di queste tristi vicende istituzionali riecheggia il timore che si torni al 1992…

Cosa spaventa tanto di quegli anni ?

Il fatto che la legalità fosse uscita dai suoi recinti per cercare di affermarsi anche nelle stanze del potere, dominate dalla corruzione? Oppure il fatto che tutti temevano l’efficacia delle indagini e la fine di un sistema e si mettevano in fila nei corridoi della Procura per confessare tangenti e finanziamenti illeciti?

Scarpinato, ne “Il ritorno del principe”, sostiene che in quegli anni la magistratura per la prima volta riusciva ad assolvere pienamente il suo compito costituzionale di rendere effettivo e pieno il controllo di legalità anche sul potere, politico ed economico.

A me piace quando la Costituzione prende davvero corpo.

A qualcuno, invece, evidentemente fa paura.

2 Agosto... cercando risposte