Alla
cortese attenzione della
PRIMA
COMMISSIONE
del
CONSIGLIO SUPERIORE della MAGISTRATURA
E per
conoscenza a tutti i consiglieri
SOSTEGNO
a ROBERTO SCARPINATO e alla LIBERTA’ di ESPRESSIONE
Chi ha memoria storica e consapevolezza culturale sa che la storia
del nostro paese è anche la storia di poteri criminali che ne hanno
condizionato lo sviluppo sociale, politico ed economico.
Chi ha una coscienza morale e professionale e il coraggio di non
rassegnarsi a quello che è accaduto ed accade nel nostro Paese ha il dovere
civico di associare il proprio impegno professionale e culturale alla difesa
intransigente dei valori costituzionali e di opporsi al rischio di un
progressivo svuotamento dello statuto della cittadinanza, che - lasciando
spazio al crescere di una rassegnata cultura della sudditanza - determina il
degrado del vivere comune a causa del proliferare di sopraffazioni, arroganze,
servilismi e cortigianerie interessate.
Chi, oltre a possedere quella coscienza e quel coraggio, può
spendere la credibilità di una vita passata a combattere i poteri criminali ha
il dovere e il diritto di marcare la differenza tra l'agire autenticamente
democratico e quello di chi si adatta alle situazioni e preferisce il vivere
mediocre che supporta e stabilizza le ingiustizie e le mistificazioni. È il
dovere della verità e della conoscenza ciò che qualifica la statura etica della
persona, qualunque sia la sede o il contesto in cui si concretizza la sua
esistenza.
La verità e la giustizia insite nella coscienza, nel coraggio,
nell'impegno di ogni cittadino non possono essere fonte di equivoci o divenire
espressione di un sapere egoistico in quanto socialmente limitato. Esse devono,
invece, manifestare il pregio della chiarezza, della trasparenza, del
riconoscimento, anche ricordando quanto la fatica giurisdizionale ha accertato
nell'interesse primario del sapere collettivo.
Il 19 luglio 2012 Roberto Scarpinato ci ha ricordato la
coscienza, il coraggio, l'impegno per la giustizia e la verità di Paolo
Borsellino, il quale, esponendosi in prima persona, denunziò pubblicamente più
volte come – per mobilitare tutte le migliori risorse della società civile nel
contrasto alla mafia – fosse indispensabile ripristinare la credibilità dello
Stato, minata da quanti, pur ricoprendo cariche pubbliche, conducevano tuttavia
vite improntate a quello che egli definì il “puzzo del compromesso morale
che si contrappone al fresco profumo della libertà”.
A venti anni dalla strage di via D’Amelio restano purtroppo
attuali le sofferte parole che Paolo Borsellino – esempio illuminante di uomo
di Stato – dedicò a questo tema; parole che sono state ricordate da Roberto
Scarpinato: “Lo Stato non si presenta con la faccia pulita... Che cosa si è
fatto per dare allo Stato… una immagine credibile?... La vera soluzione sta
nell’invocare, nel lavorare affinché lo Stato diventi più credibile, perché noi
ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni“. "No, io non mi
sento protetto dallo Stato, perché quando la lotta alla mafia viene delegata
solo alla magistratura e alle Forze dell’Ordine non si incide sulle cause di
questo fenomeno criminale”.
Lo scritto di Roberto Scarpinato, nella forma di una lettera
ideale – così come gli era stato richiesto dai familiari di Borsellino – è
stato un omaggio alla verità ed alla giustizia, un ringraziamento a Paolo
Borsellino, un corrispondere ad un debito di riconoscenza che mai salderemo del
tutto. È stato l'espressione concreta del dover essere al servizio della
comunità attraverso una partecipazione "alta" alla vita della "polis",
finalizzata alla consapevolizzazione e alla responsabilizzazione critica di
ogni cittadino.
Le parole di Roberto Scarpinato, nell'esaltare la cultura delle
Istituzioni, sono state anche esempio di adeguatezza comunicativa: hanno assolto
al dovere di comprensibilità verso chi ha meno presidi culturali, senza
abbassare il sentimento di autentica giustizia, che troppo volte viene eluso
preferendo la comodità del linguaggio autoreferenziale dei pochi, insensibile
al desiderio di conoscere e di crescere culturalmente dei molti. Il suo
discorso non ha seguito la celebrazione del "mito" di Paolo
Borsellino – tranquillizzante nella sua fissità sterile – ma ha voluto indicare
l'Uomo e il Magistrato in quanto suscitatore di coscienze profonde, che
avvertono l'ineludibile necessità di pensare e di agire nella prospettiva di un
positivo cambiamento comune.
Abbiamo appreso dalla stampa che – a seguito della lettera
dedicata da Roberto Scarpinato a Paolo Borsellino – è stata aperta presso la
Prima Commissione del CSM una pratica per il suo trasferimento di ufficio e che
la richiesta di apertura della pratica è stata trasmessa dal Comitato di
presidenza del CSM alla Procura generale presso la Corte di Cassazione per
eventuali iniziative disciplinari.
L’Associazione Nazionale Magistrati, il 26 luglio 2012, ha
espresso sorpresa e preoccupazione per tale iniziativa, ritenendo che quel
discorso non possa essere inteso che come “manifestazione di libero
pensiero, quale giusto richiamo, senza riferimenti specifici, nel ricordo delle
idee e delle stesse parole di Paolo Borsellino, alla coerenza di comportamenti
ed al rifiuto di ogni compromesso, soprattutto da parte di chi ricopre cariche
istituzionali”.
Il discorso di Roberto Scarpinato, a nostro parere, merita di
essere diffuso nelle istituzioni e nelle scuole, tra i concittadini onesti ed
impegnati. A titolo di merito per chi ha ricordato un pezzo della nostra storia
con la credibilità del proprio passato. Come monito alle tante persone che si
stanno formando una coscienza civile o a quelle che possono cedere alla
tentazione della disillusione e come esortazione a tener sempre un
comportamento esemplare ed onesto nell'interesse dello Stato democratico e
costituzionale. Non si tratta di discutere solo della possibilità di un
magistrato – dell'autorevolezza di Roberto Scarpinato – di esprimere le proprie
opinioni con la ponderazione e lo scrupolo che derivano dalla delicata funzione
svolta, ma anche di assicurare alla collettività italiana il congruo bagaglio
cognitivo ed etico.
C'è necessità di parlare
con quella che i greci chiamarono "parresia", ovvero con la
libertà e il dovere morale di chi non teme di urtare la suscettibilità di
alcuno perché non prevede di aver benefici o debiti nei confronti del Potere.
Per questi motivi facciamo
nostre le nobilissime parole della lettera di Roberto Scarpinato a Paolo
Borsellino.
I
FIRMATARI
1.
Bertotti Cristina, Tribunale
Vicenza
2.
Imperato Marco, Procura Modena
3.
Messina Francesco, Tribunale Trani
4. Profiti
Pasquale, Procura Trento
5.
Acagnino
Marisa, Tribunale Catania
6.
Acierno Maria, Corte Cassazione
7.
Adriano Sansa,
Tribunale Minori Genova
8.
Airó Giuseppe, Tribunale Monza
9. Albino
Ambrosio, magistrato in quiescenza
10. Alfano
Rocco, Procura Salerno
11.
Alfinito
Giuseppina, Corte Appello
Salerno
12. Altobelli
Antonio, Procura Minori L'Aquila
13.
Amadori Franca,
Tribunale Roma
14. Amendola
Gianfranco, Procura Civitavecchia
15. Amirante
Monica, Tribunale
Sorveglianza Napoli
16. Amodeo
Stefania, Tribunale Napoli
17.
Andrea Mereu,
Tribunale Oristano
18. Angioni
Maria, Tribunale Minori Cagliari
19. Antoni
Francesco, Tribunale Trieste
20. Aprile
Ercole, Corte Cassazione
21. Arbore
Angela, Corte Appello Bari
22. Aschettino
Maria, Tribunale Napoli
23. Ascoli
Corrado, Tribunale Macerata
24. Attura
Emanuela, Tribunale Roma
25. Ausiello
Umberto, Magistrato ordinario in tirocinio Bologna
26. Avarello
Valentina, Magistrato ordinario in tirocinio Roma
27. Avolio
Guglielmo, Tribunale Trento
28. Bagnai
Francesco, Tribunale Siena
29. Barbara
Giusy, Tribunale Monza
30. Basilico
Marcello, Tribunale Genova
31.
Bassi
Alessandra, Tribunale Torino
32. Beconi
Andrea, Procura Torino
33. Bellegrandi
Marina, Tribunale Voghera
34. Belmonte
Maria Teresa, Tribunale Salerno
35. Bia
Rosa, Tribunale Matera
36. Bianchi
Andrea, Procura Agrigento
37. Biasi
Fabio, Procura Minori Trento
38. Bigattin
Emanuela, Tribunale Sorveglianza Trieste
39. Bisignano
Axel, Procura Bolzano
40.Bisogni
Marco, Procura Siracusa
41. Boeri
Giovanni, Tribunale Ascoli Piceno
42. Bonaccorso
Maurizio, Procura Palermo
43. Bonomo
Andrea, Procura Catania
44.Borrelli
Enrico, Tribunale Trento
45. Bortone
Pierpaolo, Giudice Paola
46. Boschetto
Delia, Procura Siracusa
47. Braccialini
Roberto, Tribunale Genova
48. Breggia
Luciana, Tribunale Firenze
49.Bretone
Francesco, Procura Bari
50. Brianese
Margherita, Magistrato ordinario in tirocinio Bologna
51. Brienza
Magda, magistrato in pensione
52. Brusco
Carlo, Corte Cassazione
53. Buccelli
Paola, Tribunale Trani
54. Buccino
Grimaldi Alessandro, Tribunale Napoli
55. Buono
Gino, Tribunale Napoli
56. Buttelli
Nadia, Tribunale Sorveglianza Reggio Emilia
57. Calabria
Paolo, Procura Civitavecchia
58. Calice
Andrea, Procura Tivoli
59. Cannella
Giovanni, Corte di appello di Roma
60. Cantone
Rosa Miriam, Procura Generale Catania
61. Capezzuto
Chiara, Procura Orvieto
62. Carone
Sara, Corte Appello Bari
63. Carunchio
Cristina, Magistrato ordinario in tirocinio Bologna
64. Casale
Lucia, Tribunale Salerno
65. Caselli
Gian Carlo, Procuratore Torino
66. Casol
Irene, Tribunale Venezia
67. Castellani
Cesare, Corte Appello Torino
68. Cataldi
Alessandra Tribunale Napoli
69. Cataldi
Giulio, Corte Appello
NApoli
70. Ceccanti
Luca, Procura Aosta
71.
Celli Stefano, Procura Rimini
72. Celotti
Eva, Procura Generale Firenze
73. Cervo
Paola, Tribunale Torre Annunziata
74. Cesari
Isabella, Tribunale Verona
75. Cescon
Renza, Procura Palermo
76. Chiarelli
Ilaria, Tribunale Udine
77. Chiavassa
Alba, Corte Appello Milano
78. Chierici
Rita, Tribunale Forlì
79. Chimienti
Daniela, Procura Fermo
80. Ciringione
Maria, Tribunale Trapani
81. Citterio
Carlo, Corte Cassazione
82. Civinini
Maria Giuliana, Tribunale Livorno
83. Coccoluto
Tiziana, Tribunale Roma
84. Coderoni
Mario, Tribunale Velletri
85. Colace
Gianfranco, Procura Torino
86. Colombo
Ambrogio, Tribunale Rossano
87. Colucci
Daniele, Tribunale Bari
88. Conforti
Anna, Corte Appello Milano
89. Conforti
Emilia, Tribunale Roma
90.Consuelo
Pasquali, Tribunale Bolzano
91. Contini
Laura, Magistrato ordinario in tirocinio Venezia
92. Costantini
Bartolomeo, magistrato in pensione
93. Costanzo
Antonio, Tribunale Bologna
94.Costanzo
Ettore, Procura Generale Cassazione
95. Criscuolo
Anna, Tribunale Roma
96. Cristina
Tabacchi, Magistrato Distrettuale Giudicante C.A. Genova
97. Crucioli
Riccardo, Tribunale Sorveglianza Varese
98. Curci
Nicoletta, Tribunale Pistoia
99.Curreli
Claudio, Procura Pistoia
100.
Cuteri Rosario,
Tribunale Catania
101.
D’Agostino
Donata, Tribunale Trapani
102.
D’Alessio Luigi, Procura Salerno
103.
D’Alfonso
Enrico, Tribunale Rossano
104.
D’Ambrosio Edoardo, Tribunale
Crotone
105.
D’Auria Donato,
Tribunale Pisa
106.
D'Agostino
Marco, Procura Brindisi
107.
Dainotti Luigi, Tribunale Trieste
108.
Dal Martello
Claudia, Tribunale Verona
109.
D'Ambrosio
Vito, Procura Generale Cassazione
110.
D'Ancona Linda, Corte Appello Roma
111.
D'Andrea Annamaria, Corte Appello
Napoli
112.
Daniela Randolo,
Procura Palermo
113.
De Amicis
Tamara, fuori ruolo Ministero Giustizia
114.
De Cataldo
Giancarlo, Corte Appello Roma
115.
De Leo Francesco, Procura Livorno
116.
De Luca Sergio, Tribunale Salerno
117.
De Marco
Eleonora, Tribunale Modena
118.
De Marco Nicola, Tribunale Salerno
119.
De Pasquale
Fabio, Procura Milano
120.
De Robbio
Costantino, Procura Palermo
121.
De Simone
Marinella, Corte Appello Bologna
122.
De Vito
Riccardo, Tribunale Sorveglianza Nuoro
123.
Del Bene
Adriano, Procura Avellino
124.
Del Bene
Francesco, Procura Palermo
125.
Del Bene
Giuseppe, Corte Appello Napoli
126.
Del Gaudio
Marco, Procura Napoli
127.
Del Giudice Paola, Tribunale Paola
128.
Del Pizzo
Barbara, Tribunale Cassino
129.
Della Casa
Luca, Tribunale Roma
130.
Della
Casa Maddalena, Corte Appello Salerno
131.
Delpini Matteo,
Procura Agrigento
132.
Depalo Rosanna,
Presidente Tribunale Minori Bari
133.
Dettori
Gianluigi, Procura Bergamo
134.
Di Bella Gaia,
Tribunale Messina
135.
Di Florio Antonella, Tribunale
Roma
136.
Di Marco Monia,
Procura Bergamo
137.
Di Mauro
Mariella, Procura Napoli
138.
Di Monte
Simona, Procura Napoli
139.
Di Nicola
Paola, Tribunale Roma
140.
Di Nicola Vito,
Tribunale Salerno
141.
Di Pasquale
Riccardo, Tribunale Modena
142.
Di Rienzo
Stefania, Tribunale Rimini
143.
Di Sciuva Paolo, Procura Trapani
144.
Digeronimo
Desirè, Procura Bari
145.
Dimiccoli
Giovanna, Magistrato ordinario in tirocinio
146.
Dinapoli Marco,
Procuratore Brindisi
147.
Donati Laura, Tribunale Verona
148.
Dossi Giulia,
Tribunale Voghera
149.
Dragotto Gaetano, magistrato in
pensione
150.
Falcone
Giorgio, Procura Padova
151.
Fantacchiotti
Mario, magistrato in pensione
152.
Farinella Piervittorio, Tribunale
Ravenna
153.
Farneti
Mariangela, Procura Ancona
154.
Farolfi
Alessandro, Tribunale Ravenna
155.
Fasolato Manuela, Procura Rovigo
156.
Favi Giovanni,
Tribunale Torre Annunziata
157.
Fazio Antonino,
Tribunale Piacenza
158.
Fenza
Graziella, Tribunale Crotone
159.
Fernando Asaro
Procura Generale Caltanissetta
160.
Ferrari
Claudia, Procura Palermo
161.
Ferreri
Piergiorgio, Presidente Tribunale Minori Caltanissetta
162.
Feruglio
Francesca, Tribunale Udine
163.
Filice
Fabrizio, Tribunale Novara
164.
Fino Mariella,
Tribunale Padova
165.
Fiorella
Gianluca,Tribunale Marsala
166.
Fiorentino Mario, Tribunale
Catania
167.
Fiori Stefano, Procura Generale
Sassari
168.
Flamini
Martina, Tribunale Milano
169.
Fontana Gian
Luigi, Procura Generale Milano
170.
Francabandera
Fabrizia, Corte Appello L'Aquila
171.
Fratello
Antonella, Procura Napoli
172.
Frezza Federico, Procura Trieste
173.
Fucci Carlo,
Procura Santa Maria Capua Vetere
174.
Fucci Maria
Letizia, Procura Pesaro
175.
Gaetano Campo
Corte Appello Venezia
176.
Galati Vincenzo, Corte Appello
Catanzaro
177.
Galeotti
Ornella, Procura Firenze
178.
Gallego Roberta, Procura Belluno
179.
Galli
Alessandra, Corte Appello Milano
180.
Gallo Domenico,
Corte Cassazione
181.
Gallo Maria,
Tribunale Napoli
182.
Gambardella
Domenica, Tribunale Padova
183.
Gamberini
Alberto, Tribunale Bologna
184.
Gambino
Sabrina, Procura Generale Catania
185.
Ganassi Gilberto, Procura Cagliari
186.
Gattuso Marco, Tribunale
Reggio Emilia
187.
Germano Cortese
Emanuela, Corte Appello Torino
188.
Giangiacomo
Bruno, Tribunale Bologna
189.
Gigantesco
Raffaella, Tribunale Udine
190.
Gilardi
Gianfranco, Presidente Tribunale Verona
191.
Giordano
Pietro, Procura Generale Roma
192.
Giovanniello
Valentina, Tribunale Santa Maria Capua Vetere
193.
Golin Silvia,
Procura Vicenza
194.
Gozzo Ornella, Tribunale Bari
195.
Gozzo Domenico,
Procura Caltanissetta
196.
Greco
Francesco, Procura Milano
197.
Guerrieri
Nadia, Tribuna Tortona
198.
Guida Marco,
Tribunale Bari
199.
Guidi Michela, Procura
Forlì
200.
Guido Paolo,
Procura Palermo
201.
Haupt Alberto, Tribunale Genova
202.
Iannuzzi
Alberto, Corte Appello Potenza
203.
Ielasi
Domenico, Tribunale Catanzaro
204.
Ielo Paolo,
Procura Roma
205.
Ilari
Alessandra, Tribunale Velletri
206.
Imbergamo
Franca, Procura Nazionale Antimafia
207.
Ingroia Antonio, Proc.Agg. Palermo
208.
Ivaldi Anna,
Tribunale Genova
209.
Jachia Giorgio, Tribunale Salerno
210.
La Rana Nadia
Marina, Magistrato ordinario in tirocinio Roma
211.
La Stella
Enzo, magistrato in pensione
212.
Landolfi Luigi, Procura Napoli
213.
Lari Sergio,
Procuratore Caltanissetta
214.
Lariccia Nicola, Tribunale Lecce
215.
Lento Massimo,
Tribunale Cosenza
216.
Lenzi Norberto,
magistrato in pensione
217.
Limitone Giuseppe, Tribunale Vicenza
218.
Liuni Teresa,
Corte Appello Bari
219.
Lo Re Onofrio,
magistrato in pensione
220.
Locci Livia,
Procura Torino
221.
Longo Maria,
Procura Generale Bologna
222.
Luberto
Vincenzo, Procura Catanzaro
223.
Luise Amelia,
Procura Palermo
224.
Macchiusi
Cristiana, Procura Roma
225.
Macri' Ubalda, Tribunale Napoli
226.
Maiga Marco,
Corte Appello Milano
227.
Maisto
Francesco, Presidente Tribunale Sorveglianza Bologna
228.
Manazzone
Lionella, Tribunale
Sorveglianza Udine
229.
Manca
Francesca, magistrato in pensione
230.
Manera
Guglielmo, Tribunale Rossano
231.
Manna Antonio, Corte Cassazione
232.
Mansi Marco, Procura Torre Annunziata
233.
Mantovani Sara,
Procura Lodi
234.
Mapelli Walter, Procura Monza
235.
Marchesini
Donatella, Procura Bolzano
236.
Marchiori
Roberta, Tribunale Verona
237.
Mariano Maria
Francesca, Tribunale Lecce
238.
Marini Assunta,
Corte Appello Roma
239.
Maritati
Alcide, Tribunale Lecce
240.
Marseglia Giuseppe, Tribunale
Brindisi
241.
Marzella Carlo,
Procura Palermo
242.
Massaro
Raffaele, Corte Appello Trento
243.
Massera
Riccardo, Tribunale Tempio Pausania
244.
Massini Elisabetta, Procura Terni
245.
Mastroniani
Luigi, Procura Minori Torino
246.
Mattiace
Francesco, Tribunale Bari
247.
Mazzei
Pasquale, Procura Modena
248.
Merluzzi
Riccardo, Tribunale Trieste
249.
Messana
Filippo, Corte Appello Palermo
250.
Messini
D'agostini Piero, Corte Appello Bologna
251.
Miazzi Lorenzo, Corte Appello Venezia
252.
Michelozzi Massimo, Procura
Venezia
253.
Miele Mimma,
Tribunale Napoli
254.
Mignone Elsa
Valeria, Procura Lecce
255.
Milena Balsamo, Tribunale Pisa
256.
Milesi Silvia,
Corte Appello Brescia
257.
Minerva Maria
Chiara, Procura Salerno
258.
Mirenda Andrea,
Tribunale Verona
259.
Mitola Maria,
Corte Appello Bari
260.
Modarelli
Rosella Anna, Corte Appello Bari
261.
Molinari
Fabrizio, Tribunale Gela
262.
Mondatore
Cinzia, Corte Appello Lecce
263.
Moneti
Alessandro, Tribunale Firenze
264.
Monsurrò Daria,
Procura Latina
265.
Monti Umberto,
Procura Ascoli Piceno
266.
Montoro
Assunta, Corte Appello Milano
267.
Montrone
Pietro, Procura Trieste
268.
Morello Tullio,
Tribunale Napoli
269.
Moretti Elisa
Francesca, fuori ruolo eulex kosovo
270.
Mori Anna,
Corte Appello Bologna
271.
Morosini
Elisabetta, Tribunale Pesaro
272.
Morri Sara,
Procura Trapani
273.
Morrone
Manuela, Tribunale Cosenza
274.
Morsiani Dario,
Tribunale Vicenza
275.
Morvillo
Alfredo, Procuratore Termini Imerese
276.
Muntoni
Guglielmo
277.
Musolino
Stefano, Procura Reggio Calabria
278.
Musti Lucia,
Proc.Agg. Modena
279.
Natale Alessia,
Procura Catania
280.
Natale Andrea,
Tribunale Torino
281.
Natoli
Gioacchino, Presidente Tribunale Marsala
282.
Norzi Andrea,
Procura Trapani
283.
Nuzzi Gabriella, Tribunale Latina
284.
Oliveri Del
Castillo Roberto, Tribunale Trani
285.
Orlando Maria
Teresa, Procura Napoli
286.
Ortenzi Luigi, Procura Fermo
287.
Paci Calogero Gaetano, Procura
Palermo
288.
Paci Daniele,
Procura Palermo
289.
Paci Gabriele, Procura Caltanissetta
290.
Paesano Maria
Laura, fuori ruolo Ministero
Giustizia
291.
Paganelli
Maurizio, Tribunale Pesaro
292.
Pagano Tommaso,
Procura Siracusa
293.
Palestra Tino, Tribunale Bergamo
294.
Palmeri
Massimo, Procura Trapani
295.
Panelli Sara,
Procura Torino
296.
Panicucci Marco, Tribunale Genova
297.
Pannaggi Enrico, Tribunale di
Macerata
298.
Paolillo
Tiziana, Tribunale Tortona
299.
Papoff Lilia,
Tribunale Latina
300.
Pascale
Guendalina, Tribunale Novara
301.
Pastorelli
Franco, Tribunale Livorno
302.
Pavese Rocco,
Corte Appello Potenza
303.
Pecori Paolo,
Procura Vicenza
304.
Perilli Luca,
Tribunale Rovereto
305.
Perrucci
Silvia, Procura Milano
306.
Perulli
Luisella,Tribunale Voghera
307.
Petrucco
Toffolo Francesco, Tribunale Pordenone
308.
Petruzzella Marina, Tribunale
Palermo
309.
Petruzzellis
Anna, Corte Cassazione
310.
Picano Arlen,
Magistrato ordinario in tirocinio Roma
311.
Picardi Alberto
Maria,Tribunale Santa Maria Capua Vetere
312.
Picardi Luigi,
Tribunale Pisa
313.
Picozzi
Annamaria, Procura Palermo
314.
Pierazzi
Elisabetta, Tribunale Tivoli
315.
Pieri Roberta,
Procura Prato
316.
Pierini Tommaso, Tribunale Marsala
317.
Pini Bentivoglio
Antonella, Tribunale Reggio
Emilia
318.
Pinto
Francesco, Procura Genova
319.
Pio Baldi Vincenzo, Tribunale
Pesaro
320.
Piscitelli Alessandro, Tribunale
Vibo Valentia
321.
Pizzi Felice,
Tribunale Santa Maria Capua Vetere
322.
Pollicino Marta, Tribunale Locri
323.
Ponzetta
Francesco, Procura Palmi
324.
Pratesi
Cecilia, Tribunale Roma
325.
Princiotta Alberto, Tribunale
Savona
326.
Principato
Teresa, Proc.Agg. Palermo
327.
Profeta Mario,
Tribunale Lucca
328.
Provenzano
Francesco, Corte Appello Caltanissetta
329.
Puleio Francesco, Procura Modica
330.
Puliatti
Giovanni, Tribunale Grosseto
331.
Quaranta
Vincenzo, Procura Rossano
332.
Ragazzi Simona,
Tribunale Catania (per Area Catania)
333.
Ramacci Luca,
Corte Cassazione
334.
Ramondino
Paolo, Tribunale Palmi
335.
Randolo
Daniela, Procura Palermo
336.
Rapino Fabiana,
Magistrato ordinario in tirocinio Pescara
337.
Reale Andrea, Tribunale Ragusa
338.
Reale Laura, Magistrato ordinario in tirocinio
339.
Regolo Fabio, Tribunale Vibo
Valentia
340.
Reinotti Pier Valerio, Corte
Appello Trieste
341.
Renna Angelo,
Procura Milano
342.
Rispoli Guido,
Procuratore Bolzano
343.
Riverso
Roberto, Tribunale Ravenna
344.
Rizzo Marcello,
Magistrato Distrettuale Giudicante Lecce
345.
Robledo
Alfredo, Procura Milano
346.
Rosina Enzo,
Corte Appello Brescia
347.
Rossi Maria
Luisa, Tribunale Roma
348.
Rota Marco, Procura di Ragusa
349.
Rotondaro Aveta
Maria Teresa, Procura Minori Campobasso
350.
Russo Nicola,
Tribunale Napoli
351.
Saladino Vito Marcello, Tribunale
Marsala
352.
Salvo Giuseppe, Procura Gorizia
353.
Santese Piero,
Tribunale Palmi
354.
Santoriello
Ciro, Procura Pinerolo
355.
Santoro
Carmen, Procura Bergamo
356.
Sardoni
Brunella, Procura Agrigento
357.
Sava
Lia, Procura Palermo
358.
Savelli
Roberta, Tribunale Trani
359.
Scaletta
Dario, Procura Palermo
360.
Scardillo
Valentina, Tribunale Caltanissetta
361.
Scarpa Andrea,
Tribunale Bologna
362.
Scarpa Antonio,
Massimario Corte Cassazione
363.
Scelsi Giuseppe, Procura Generale
Bari
364.
Schiaretti
Corrado, Tribunale Ravenna
365.
Scudieri Adriano, Procura Milano
366.
Secchi Elena,
Tribunale Milano
367.
Serafini Giancarla, Procura
Milano
368.
Serra
Alessandra, Procura Bologna
369.
Serrao d'Aquino
Pasquale, Tribunale Napoli
370.
Sessa Anna,
Procura Marsala
371.
Sgarrella
Antonio, Procura Trapani
372.
Sgubbi Vincenzo, Tribunale Belluno
373.
Siani Vincenzo, Tribunale Salerno
374.
Silvestrini
Giuditta, Tribunale Mantova
375.
Silvi Alessia,
Procura Trento
376.
Spadaro
Sergio, Procura Milano
377.
Spagnuolo
Mario, Procura Vibo Valentia
378.
Squillace Greco
Ettore, Procura Firenze
379.
Stea Pier
Attilio, Procura Cuneo
380.
Stigliano
Domenico, Tribunale di Ferrara
381.
Tanisi Roberto,
Tribunale Lecce
382.
Tarantino Ilaria, Tribunale Catanzaro
383.
Tarfusser Cuno,
fuori ruolo VP presso Corte Penale Internazionale
384.
Tarondo Andrea,
Procura Trapani
385.
Tartaglia
Roberto, Procura Palermo
386.
Tecilla
Valentina, Tribunale Bologna
387.
Teresi Ida,
Procura Napoli
388.
Teresi Vittorio, Proc.Agg. Palermo
389.
Tittaferrante Giuseppe, Magistrato
ordinario in tirocinio Bologna
390.
Tona Giovanbattista, Tribunale
Caltanissetta
391.
Toniolo
Antonella, Procura Vicenza
392.
Tontodonati
Lucilla, Procura Generale Milano
393.
Torchia Anna
Maria, Tribunale Palmi
394.
Toscano Giulio,
Procura Generale Catania
395.
Tosi Sergio
Mario, Tribunale Lecce
396.
Trenti Barbara
Maria, Tribunale Vicenza
397.
Trinchillo
Anna, Procura Trapani
398.
Tringali Luca,
Tribunale Brescia
399.
Trovato
Luciano, Tribunale Minori Catanzaro
400.
Turco
Alessandro, Corte Appello Firenze
401.
Ulzega Marco,
Procura Oristano
402.
Vadalà Paolo,
Corte Appello Perugia
403.
Vagliasindi
Maria Grazia, Tribunale Catania
404.
Valenti Pino, magistrato in pensione
405.
Valentini
Francesco, Procura Napoli
406.
Valle
Cristiano, Tribunale Roma
407.
Vanorio Fabrizio, Procura Napoli
408.
Vartan Giacomelli, Procura Padova
409.
Venditti
Roberto, Tribunale Udine
410.
Vescia Roberto,
Tribunale Napoli
411.
Vignale Lucia, Tribunale Genova
412.
Villa Luca,
Tribunale Minorenni Milano
413.
Zaccardi Glauco, Corte Appello
Roma
414.
Zaccaro
Giovanni, Tribunale Minori Bari
415.
Zancan Valeria,
Tribunale Vicenza
416.
Zanotti Maria
Beatrice, Procura Verona
417.
Zizzari Angelo, Tribunale Rossano
Segnaliamo poi in particolare il sostegno subito
manifestato a Scarpinato da parte dalle giunte distrettuali ANM di
Caltanissetta e di Palermo
Le adesioni
esterne alla magistratura sono numerosissime e in corso di aggiornamento: hanno
espresso il loro sostegno avvocati, giudici di pace, giudici onorari,
professori accademici, giuristi, studenti, insegnanti, semplici cittadini e
moltissime associazioni.
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Riportiamo l’intervento di
Roberto Scarpinato letto alla commemorazione per i
20 anni dell’assassinio di Paolo Borsellino.
“Caro Paolo,
oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più
trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed
il 19
luglio partecipare alle
cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti
riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere
la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti
sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite
– per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si
contrappone al fresco profumo della libertà.
E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una
corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di
questuanti pronti a piegare la schiena e abarattare
l’anima in cambio di
promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi.
Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti loro di farci la
grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua
dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci
facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità,
giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e
rinsecchiti.
Voi che a null’altro credete se non alla religione del potere e
del denaro, e voi che non siete capaci di innalzarvi mai al di sopra dei vostri
piccoli interessi personali, il 19 luglio tacete, perché questo giorno è
dedicato al ricordo di un uomo che sacrificò la propria vita perché parole come Stato,
come Giustizia, come Legge acquistassero
finalmente un significato e un valore nuovo in questo nostro povero e
disgraziato paese.
Un paese nel quale per troppi secoli la legge è stata solo la voce
del padrone, la voce di un potere forte con i deboli e debole con i
forti. Un paese nel quale lo Stato non era considerato credibile e
rispettabile perché agli occhi dei cittadini si manifestava solo con i volti
impresentabili di deputati, senatori, ministri, presidenti del consiglio,
prefetti, e tanti altri che con la mafia avevano
scelto di convivere o,
peggio, grazie alla mafia avevano costruito carriere e
fortune.
Sapevi bene Paolo che questo era il problema dei problemi e non ti
stancavi di ripeterlo ai ragazzi nelle scuole e nei dibattiti, come quando il
26 gennaio 1989 agli studenti diBassano del Grappa ripetesti: “Lo Stato non si presenta con la faccia pulita…
Che cosa si è fatto per dare allo Stato… Una immagine credibile?… La vera
soluzione sta nell’invocare, nel lavorare affinché lo Stato diventi più
credibile, perché noi ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni”.
E a un ragazzo che ti chiedeva se ti sentivi protetto dallo Stato
e se avessi fiducia nello Stato, rispondesti: “No, io non mi sento protetto dallo Stato
perché quando la lotta alla mafia viene delegata solo alla magistratura e alle
forze dell’ordine, non si incide sulle cause di questo fenomeno criminale”. E proprio perché eri
consapevole che il vero problema era restituire credibilità allo Stato, hai
dedicato tutta la vita a questa missione.
Nelle cerimonie pubbliche ti ricordano soprattutto come un grande
magistrato, come l’artefice insieme a Giovanni Falcone del maxiprocesso che
distrusse il mito della invincibilità della mafia e riabilitò la potenza dello
Stato. Ma tu e Giovanni siete stati molto di più che dei magistrati
esemplari. Siete stati soprattutto straordinari creatori di senso.
Avete compiuto la missione storica di restituire lo Stato alla
gente, perché grazie a voi e a uomini come voi per la prima volta nella storia
di questo paese lo Stato si presentava finalmente agli occhi dei cittadini con
volti credibili nei quali era possibile identificarsi
ed acquistava senso dire “ Lo Stato siamo noi”. Ci avete insegnato
che per costruire insieme quel grande Noi che è lo Stato democratico di
diritto, occorre che ciascuno ritrovi e coltivi la capacità di innamorarsi del
destino degli altri. Nelle pubbliche cerimonie ti ricordano come esempio
del senso del dovere.
Ti sottovalutano, Paolo, perché la tua lezione
umana è stata molto più grande. Ci hai insegnato che il senso del dovere è
poca cosa se si riduce a distaccato adempimento burocratico dei propri compiti
e a obbedienza gerarchica ai superiori. Ci hai detto chiaramente che se tu
restavi al tuo posto dopo la strage di Capaci sapendo di essere condannato a
morte, non era per un astratto e militaresco senso del dovere, ma per amore,
per umanissimo amore.
Lo hai ripetuto la sera del 23 giugno 1992 mentre commemoravi Giovanni,
Francesca,Vito Schifani, Rocco
Dicillo e Antonio
Montinaro. Parlando di Giovanni dicesti: “Perché non è fuggito, perché ha
accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato
sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore!
La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra
che lo ha generato”.
Questo dicesti la sera del 23 giugno 1992, Paolo, parlando di
Giovanni, ma ora sappiamo che in quel momento stavi parlando anche di te stesso
e ci stavi comunicando che anche la tua scelta di non fuggire, di accettare la
tremenda situazione nella quale eri precipitato, era una scelta d’amore perché
ti sentivi chiamato a rispondere della speranza che tutti noi riponevamo in te
dopo la morte di Giovanni.
Ti caricammo e ti caricasti di un peso troppo grande: quello di
reggere da solo sulle tue spalle la credibilità di uno Stato che dopo la strage
di Capaci sembrava cadere in pezzi, di uno Stato in ginocchio ed incapace di
reagire.
Sentisti che quella era divenuta la tua ultima missione e te lo
sentisti ripetere il 4 luglio 1992, quando pochi giorni prima di morire, i tuoi
sostituti della Procura di Marsala ti scrissero: “La
morte di Giovanni e di Francesca è stata per tutti noi un po’ come la morte
dello Stato in questa Sicilia. Le polemiche, i dissidi, le contraddizioni che
c’erano prima di questo tragico evento e che, immancabilmente, si sono ripetute
anche dopo, ci fanno pensare troppo spesso che non ce la faremo, che lo Stato
in Sicilia è contro lo Stato e che non puoi fidarti di nessuno. Qui il tuo
compito personale, ma sai bene che non abbiamo molti altri interlocutori: sii la
nostra fiducia nello Stato”.
Missione doppiamente compiuta, Paolo. Se riuscito con la tua
vita a restituire nuova vita a parole come Stato e Giustizia, prima morte
perché private di senso. E sei riuscito con la tua morte a farci capire
che una vita senza la forza dell’amore è una vita senza senso; che in una
società del disamore nella quale dove ciò che conta è solo la forza del denaro
ed il potere fine a se stesso, non ha senso parlare di Stato e di Giustizia e
di legalità.
E dunque per tanti di noi è stato un privilegio conoscerti
personalmente e apprendere da te questa straordinaria lezione che ancora oggi
nutre la nostra vita e ci ha dato la forza necessaria per ricominciare quando
dopo la strage di via D’Amelio sembrava – come disse Antonino
Caponnetto tra le lacrime
– che tutto fosse ormai finito.
Ed invece Paolo, non era affatto finita e non è finita. Come
quando nel corso di una furiosa battaglia viene colpito a morte chi porta in
alto il vessillo della patria, così noi per essere degni di indossare la tua
stessa toga, abbiamo raccolto il vessillo che tu avevi sino ad allora portato
in alto, perché non finisse nella polvere e sotto le macerie.
Sotto le macerie dove invece erano disposti a seppellirlo quanti
mentre il tuo sangue non si era ancora asciugato, trattavano segretamente la
resa dello Stato al potere mafioso alle nostre spalle e a nostra insaputa.
Abbiamo portato avanti la vostra costruzione di senso e la vostra
forza è divenuta la nostra forza sorretta dal sostegno di migliaia di cittadini
che in quei giorni tremendi riempirono le piazze, le vie, circondarono il
palazzo di giustizia facendoci sentire che non eravamo soli.
E così Paolo, ci siamo spinti laddove voi eravate stati fermati e
dove sareste certamente arrivati se non avessero prima smobilitato il pool
antimafia, poi costretto Giovanni ad andar via da Palermo ed infine non vi
avessero lasciato morire.
Abbiamo portato sul banco degli imputati e abbiamo processato gli
intoccabili: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e
regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei Servizi segreti e
della Polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d’oro,
personaggi di vertice dell’economia e della finanza e molti altri.
Uno stuolo di sepolcri imbiancati, un popolo di colletti bianchi
che hanno frequentato le nostre stesse scuole, che affollano i migliori
salotti, che nelle chiese si battono il petto dopo avere partecipato a summit
mafiosi. Un esercito di piccoli e grandi Don Rodrigo senza la cui
protezione i Riina, i Provenzano sarebbero
stati nessuno e mai avrebbero osato sfidare lo Stato, uccidere i suoi
rappresentanti e questo paese si sarebbe liberato dalla mafia da tanto tempo.
Ma, caro Paolo, tutto questo nelle pubbliche cerimonie viene
rimosso come se si trattasse di uno spinoso affare di famiglia di cui è
sconveniente parlare in pubblico. Così ai ragazzi che non erano ancora
nati nel 1992 quando voi morivate, viene raccontata la favola che la mafia è
solo quella delle estorsioni e del traffico di stupefacenti.
Si racconta che la mafia è costituita solo da una piccola
minoranza di criminali, da personaggi come Riina e Provenzano. Si racconta
che personaggi simili, ex villici che non sanno neppure esprimersi in un
italiano corretto, da soli hanno tenuto sotto scacco per un secolo e mezzo la
nostra terra e che essi da soli osarono sfidare lo Stato nel 1992 e nel 1993
ideando e attuando la strategia stragista di quegli anni. Ora sappiamo che
questa non è tutta la verità.
E sappiamo che fosti proprio tu il primo a capire che dietro i
carnefici delle stragi, dietro i tuoi assassini si celavano forze oscure e
potenti. E per questo motivo ti sentisti tradito, e per questo motivo ti
si gelò il cuore e ti sembrò che lo Stato, quello Stato che nel 1985 ti aveva
salvato dalla morte portandoti nel carcere dell’Asinara, questa volta non era
in grado di proteggerti, o, peggio, forse non voleva proteggerti.
Per questo dicesti a tua moglie Agnese: “Mi ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi faranno uccidere, la
mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno”. Quelle forze hanno
continuato ad agire Paolo anche dopo la tua morte per cancellare le tracce
della loro presenza. E per tenerci nascosta la verità, è stato fatto di
tutto e di più.
Pochi minuti dopo l’esplosione in Via D’Amelio mentre tutti erano
colti dal panico e il fumo oscurava la vista, hanno fatto sparire la tua agenda
rossa perché sapevano che leggendo quelle pagine avremmo capito quel che tu
avevi capito.
Hanno fatto sparire tutti i documenti che si trovavano nel covo di Salvatore
Riina dopo la sua
cattura. Hanno preferito che finissero nella mani dei mafiosi piuttosto
che in quelle dei magistrati. Hanno ingannato i magistrati che indagavano
sulla strage con falsi collaboratori ai quali hanno fatto dire
menzogne. Ma nonostante siano ancora forti e potenti, cominciano ad avere
paura.
Le loro notti si fanno sempre più insonni e angosciose, perché
hanno capito che non ci fermeremo, perché sanno che è solo questione di
tempo. Sanno che riusciremo a scoprire la verità. Sanno che uno di
questi giorni alla porta delle loro lussuosi palazzi busserà lo Stato, il vero
Stato quello al quale tu e Giovanni avete dedicato le vostre vite e la vostra
morte.
E sanno che quel giorno saranno nudi dinanzi alla verità e alla
giustizia che si erano illusi di calpestare e saranno chiamati a rendere conto
della loro crudeltà e della loro viltà dinanzi alla Nazione.”