"the problems we all live with" di norman rockwell

venerdì 24 giugno 2016

Il Referendum, tra Democrazia e Populismi


Il cielo plumbeo di Londra e la camminata piegata dal peso del potere di Churchill che ho catturato in questa foto poche settimane fa erano profetici...
La Brexit è diventata realtà con la vittoria, striminzita nelle dimensione ma devastante negli effetti, di coloro che volevano il Regno Unito fuori dall'Unione Europea.
"Attento a quello che desideri perché potresti ottenerlo" ...diceva qualche saggio.
E credo che lo direbbe anche oggi, vedendo un voto che premia la chiusura, i timori e i particolarismi, ignorando un percorso di integrazione storico seppure sinora anche molto deludente.
Ha vinto la sfiducia e hanno i vinto i populismi e i demagoghi di destra e sinistra, che d'altronde sono la vera tendenza mondiale a fronte anche dell'inquietante cavalcata di Trump coi suoi argomenti violenti e politicamente scorretti.
Le democrazie occidentali godono di pessima salute e serpeggia un'enorme sfiducia verso il sistema, visto come corrotto e inefficiente. A questo si aggiunge una larga dose di indifferenza (vedasi il calo dei votanti in molti paesi) e infine le irrazionali paure legate a immigrazione e terrorismo e al deflagrante e mistificante mix dei due argomenti.
Ecco dove attingono molti leader politici fuori e dentro l'Italia per ottenere un facile consenso di protesta al quale però temo non seguirà affatto un altrettanto facile soluzione delle complesse sfide che abbiamo di fronte.
Le ragioni del malcontento esistono ma quello che preoccupa è il fatto che anche vecchie democrazie (anzi, la più vecchia in questo caso...) cadano in reazioni impulsive illudendosi (e illudendo) che il voto popolare del referendum sia la più alta forma di potere del popolo.
La storia e il diritto credo ci raccontino una realtà molto più complessa, a partire dal processo democratico a Gesù (che premiò Barabba) sino ai voti popolari e plebiscitari che premiarono Mussolini e Hitler... (per non fare nomi più attuali, pensando a qualcuno che ci guarda oltre agli Urali).
Non ho le competenze economiche e storiche per spiegare tutti i pro e contro della situazione attuale, ma da giurista e amante della Costituzione vorrei far riflettere sul fatto che i nostri Padri Costituenti furono molto tiepidi con il referendum.
Venivano da 20 anni di regime e dalla guerra e avevano visto morire fratelli e sorelle per riconquistare la libertà. Eppure decisero di limitare moltissimo l'utilizzo del referendum, lasciando che fosse strumento solo abrogativo e in particolare vietandone l'uso per alcune materie più tecniche e complesse, come i trattati internazionali (!!!).
Questa scelta ("fatta da sobri a valere per quando fossimo stati ubriachi", per dirla con Zagrebelsky) dovrebbe far pensare coloro che utilizzano il referendum come martello della maggioranza e grimaldello del consenso. Se usato in questo modo, se usato per spaccare, se usato per cavalcare le paure... il referendum non è più strumento di democrazia del popolo ma rischia di diventare un'arma degli oligarchi per manovrare le masse.
La vicenda della Brexit deve diventare occasione per una profonda riflessione su quale modello di democrazia vogliamo.
Vogliamo una democrazia che faccia ragionare il popolo, recuperi la fiducia per le istituzioni e costruire una politica fatta di confronto, di idee basata sui progetti e le speranze?
Oppure vogliamo una politica che si rivolge solo alla pancia della massa, che insegue gli slogan del salvatore di turno e asseconda le paure per ottenere facili consensi?