domenica 26 novembre 2017

Non Separamioli...

In questi mesi è tornato forte il dibattito sulla separazione delle carriere tra magistratura giudicante (i giudici) e requirente (i pubblici ministeri). L'Unione delle Camere Penali, in particolare, ha promosso una raccolta di firme con cui è stato presentato un disegno di legge  di riforma costituzionale che verrà probabilmente discusso dal prossimo Parlamento nel 2018.
Conosco bene le ragioni di questa proposta e ho spesso ascoltato le convinte argomentazioni di tanti amici avvocati che davvero credono che questa sia una riforma giusta e necessaria. Il fondamento principale di questo cambiamento si troverebbe nell'articolo 111 della Costituzione, che sancendo il principio del giusto processo, ne individua una delle caratteristiche fondamentali nella terzietà del giudice. Il processo allora diventerebbe davvero uno strumento credibile di giustizia solo quando l'avvocato e il pubblico ministero saranno due parti sullo stesso piano, cosa che oggi non avviene perché il PM e il giudice sono colleghi che provengono dallo stesso concorso e condividono il percorso, così che la loro vicinanza metterebbe in posizione non paritaria l'avvocato.
Viene anche citato Giovanni Falcone, che in alcuni suoi discorsi avrebbe condiviso tale impostazione ritenendola inevitabile conseguenza del nuovo processo accusatorio, dove devono trionfare il contraddittorio e le garanzie.
Potrete trovare le legittime argomentazioni delle Camere Penali al sito http://www.camerepenali.it/ e vi raccomando anzi di leggerle con l'attenzione che meritano.

Proprio il costante confronto che ho la fortuna e il piacere di avere con molti rappresentanti dell'avvocatura mi ha spinto a interrogarmi se davvero tale cambiamento non rispondesse a una corretta evoluzione dell'ordinamento, considerando anche il fatto che le Camere Penali non hanno mai dichiarato di voler un Pubblico Ministero sotto il controllo del Governo, creando invece un ordine autonomo con un proprio Consiglio Superiore della Magistratura.
Mi sono lasciato stimolare dal dubbio e oggi posso dire di avere ancor più chiaro di prima perché la separazione delle carriere sarebbe un clamoroso sbaglio e ancor più grave sarebbe la complessiva approvazione della riforma proposta dalle Camere Penali.
Sono argomenti complessi e tecnici e non pretendo certo in questo articolo di esaurire le questioni, ma credo che sia importante ragionare e non fermarsi alle facili e superficiali vignette proposte dagli avvocati nei loro banchetti.

Ecco  in sintesi perché sono profondamente convinto che quel progetto di riforma sarebbe un errore e un rischio per gli equilibri istituzionali e democratici del nostro Paese:
  1. anzitutto molti cittadini firmatari certamente non sanno che vi è già una forte separazione delle funzioni, che costringendo a cambiare distretto (in sostanza regione...) se si vuole passare da requirente a giudicante, fa sì che ormai siano meno di 20 colleghi all'anno a fare questo salto (su circa 2900 PM...)
  2. quei firmatari molto probabilmente non sanno nemmeno che in quella medesima riforma è previsto che i due Consigli Superiori della Magistratura che dovrebbero governare separatamente giudici e PM sarebbero composti per la metà di non magistrati... incrinando in modo estremamente pesante l'autonomia e l'indipendenza della magistratura dalla politica e quindi la separazione dei poteri dello Stato, requisito fondamentale perché si possa parlare di democrazia!
  3. altro elemento rimasto nell'ombra di questa riforma è che verrebbe eliminato dalla Costituzione il principio di obbligatorietà dell'azione penale, che impone a tutti i PM di perseguire ogni reato senza fare scelte o distinzioni di sorta (magari in base al potere economico e politico degli indagati o al gradimento popolare di quella particolare indagine, essendo i magistrati sottoposti soltanto alla legge); tale principio è corollario ineludibile del principio di uguaglianza dei cittadini e se è vero che è troppo spesso tradito per l'impossibilità effettiva di perseguire ogni reato, la reazione deve essere quella di risolvere il problema e non di buttare via il bambino con l'acqua sporca... e risolvere si può: depenalizzando, creando procedura più snelle per i reati meno gravi, semplificando le notifiche, investendo nelle risorse della giustizia (i dati europei ci mettono ai vertici per carico di lavoro ed efficienza)
  4. eliminare l'obbligatorietà dell'azione penale farebbe sì che la politica criminale sarebbe necessariamente sotto la direzione del potere esecutivo e\o legislativo, che direbbero ai magistrati quali reati perseguire e quali mettere da parte... magari chiedendoci di non spendere troppe energie verso le frode fiscali e le bancarotte e diventando inflessibili con reati commessi dai soggetti marginali e che tanto toccano la pancia di un elettorato che si vuole strumentalizzare e non far ragionare...
  5. con un Consiglio Superiore della Magistratura con una larga presenza della politica e senza l'obbligatorietà dell'azione penale il PM non sarebbe veramente indipendente e questo ha una ricaduta enorme sulla capacità di fare controllo della legalità anche verso la criminalità del potere (corruzione, mafia, criminalità economica...)
  6. il giudice indipendente è importantissimo, ma il motore della giurisdizione penale e del controllo di legalità è inevitabilmente il PM: se perdiamo la sua autonomia il giudice non potrà esercitare la terzietà nei confronti del potere... in sostanza diventeremmo leoni sotto al trono, strumento del potere esecutivo e legislativo ma incapaci di controllare chi detiene il potere e che invece deve rispettare la legge anche lui come tutti... anzi, secondo l'articolo 54 di più!
  7. una magistratura inquirente separata dai giudici e senza alcun controllo sarebbe un unicum al mondo e molti di noi pubblici ministeri siamo spaventati da questa prospettiva, che accentuerebbe il carattere appunto inquisitorio e da "avvocati dell'accusa", facendoci dimenticare la cultura della giurisdizione e per esempio anche l'articolo del codice che ci impone di indagare anche a favore dell'indagato...
  8. è vero che non sempre oggi i PM sanno dimostrare quella cultura della giurisdizione e quella sensibilità che la Costituzione richiede, tuttavia è curioso notare che ci vorrebbero separare, ma quando poi un avvocato vuole fare un complimento al PM spesso gli dice che ha ragionato e si è comportato come un giudice... certo! così dovrebbe sempre essere... le garanzie devono essere custodite e vigilate anche e soprattutto in quella fase delicata e minacciosa che sono le indagini! se non ci fosse un PM-magistrato in quella fase, rischieremmo di trovare giustizia spesso troppo tardi, dopo che nella fase delle indagini si sono fatti già gravi danni. La separazione non risolve questo problema bensì lo accentua
  9. se il problema è ritenere che che il giudice non è terzo perché troppo vicino al collega PM, tale argomento è smentito dai sistemi comparati, che dimostrano che a prescindere dalle carriere, PM e giudici tendono comunque ad avere una maggiore vicinanza professionale proprio perché la pubblica accusa non è un super poliziotto ma nei paesi liberali e di diritto svolge una funzione di garanzia, mentre all'avvocato è devoluta una funzione fondamentale ma diversa nella tutela dei diritti, con obblighi anche molto diversi... Se un PM trova una prova a favore dell'indagato e la nasconde commette un reato, mentre se un avvocato portasse delle prove contro il proprio assistito starebbe tradendo la sua funzione
La magistratura italiana deve riflettere sulle proposte e sulle richieste dell'avvocatura, che sicuramente sono anche il segnale non ingiustificato di una diminuzione di fiducia e anche di una certa insofferenza verso le molte disfunzioni della giustizia italiana, non di rado collegate anche a disorganizzazione da parte dei singoli magistrati.
Purtroppo constato troppo di frequente una insufficiente attenzione di troppi miei colleghi alla fondamentale funzione dell'avvocato, senza considerare abbastanza la delicatezza e la difficoltà della loro funzione, indispensabile perché si riesca a fare giustizia.

Questo problema culturale va affrontato anche e soprattutto creando maggiori momenti di confronto e ascolto e anche di verifica dei comportamenti, così che vi sia maggiore senso di responsabilità.

La separazione invocata non solo non risolverebbe questo aspetto, connaturato alle funzioni come altri sistemi all'estero dimostrano, portando invece solo problemi e rischi: per un verso l'indebolimento dell'indipendenza della magistratura e per altro verso la possibile creazione di un corpo della magistratura inquirente abnorme e mostruoso nel panorama istituzionale... Pubblici Ministeri senza alcun collegamento con i giudici, che governano come dominus le indagini e la Polizia giudiziaria, che scelgono i propri Procuratori e che finiranno così per accentuare il loro carattere inquisitorio...

Attenzione, il problema non è discutere dei vantaggi o degli svantaggi per avvocati o magistrati. Il problema è ragionare di quali sarebbero le ricadute per i cittadini, per chi chiede giustizia, per gli equilibri istituzionali e democratici del nostro Paese, già precari (vista la sostanziale scomparsa di distinzione tra potere esecutivo e legislativo e la scarsa indipendenza del quarto potere, l'informazione).

Vi chiedo di riflettere su tutto questo, chiedo agli amici avvocati di chiedersi che tipo di magistratura inquirente realizzerebbe quella riforma costituzionale...

Mettiamo da parte la guerra ideologica e di religione su questi argomenti e ragioniamo in concreto, magari ricordandoci che non parliamo di un posto qualsiasi, ma di un Paese in cui la minaccia dell'illegalità e della criminalità del potere sono particolarmente pressanti e decisive per le sorti di tutti i cittadini onesti.
No, davvero, non separiamoli...

martedì 20 giugno 2017

La riforma della giustizia penale: un'altra occasione mancata

Nei giorni scorsi è stato approvato il disegno di legge di riforma della giustizia penale (introduzione alla riforma e link al testo approvato), in parte già in vigore e che in parte attende invece l'emanazione di decreti legislativi attuativi da parte del Governo.
L'ANM (intervista al Presidente Albamonte) e le Camere Penali (comunicato contro voto di fiducia) hanno espresso il loro dissenso sul metodo (voto di fiducia) e sul merito (per ragioni diverse).

Il fatto di scontentare tutti in un Paese immobile come il nostro non è necessariamente un brutto segno, ma in questo caso purtroppo le critiche hanno molte e complesse ragioni.

Proverò a sintetizzare alcuni dei punti oggetto di discussione per consentire a tutti di farsi un'idea di un provvedimento molto vasto e pregnante.

1) Metodo
Si è deciso di porre la fiducia al Senato su di un unico articolo composto da 95 commi: francamente non il massimo in una materia che richiede grande ponderazione e che incide su diritti fondamentali dei cittadini. E' vero che di alcune di queste norme si discute da tempo, ma l'incapacità di fare sintesi e di dialogare non può ricadere sulla qualità del testo finale. Discutibile è anche l'idea di delegare al potere esecutivo il dettaglio di scelte molto delicate in materia di procedura penale.

2) Intercettazioni
La scottante materia delle intercettazioni è delegata a futuri decreti legislativi: la volontà del legislatore, di per sé apprezzabile, sembrerebbe essere quella di non limitare lo strumento investigativo e invece di evitare la pubblicazione di contenuti non rilevanti per le indagini e anzi lesivi dei diritti dei terzi (prassi davvero censurabile e che in questa giungla non aiuta il pur sacro diritto\dovere di informazione). Ciò però viene perseguito secondo affermazioni non chiare e che rischiano, ad esempio, di aprire problemi circa l'utilizzazione delle intercettazioni nella c.d. fase cautelare (le misure emanate dai Gip nel corso delle indagini). Il giudizio è sospeso in attesa di capire quale disciplina esattamente verrà decisa dal Governo nei decreti delegati, mentre è a mio avviso positivo che si sia previsto di redigere una disciplina delle intercettazioni tramite  i "trojan" ovvero captatori informatici. La cosa importante è che non si limiti l'utilizzi di questi nuovi strumenti di intercettazioni solo ai reati più gravi, perché depotenziando le indagini tali reati più gravi nemmeno verranno scoperti... Non consentire la captazione dei messaggi e delle conversazioni su messenger e whatsapp nel 2017 vorrebbe dire di fatto abolire le intercettazioni: su questa materia si dovrà vigilare, senza allarmismi oggi, ma senza superficialità domani.

3) Prescrizione
La legge prevede di fatto un allungamento della prescrizione sino a 3 anni in più rispetto alla previgente normativa (la famigerata ex Cirielli) in caso di condanna in primo e secondo grado. Si tratta di una soluzione intermedia insoddisfacente. Condivido la preoccupazione delle Camere Penali di un processo che si trascina per anni, divenendo esso stesso la punizione anticipata nei confronti di un imputato che invece è presunto non colpevole.
Il problema dei troppi processi che finiscono al macero per la prescrizione, con gravi effetti di impunità, va risolto a monte e non a valle... Bisogna proseguire con la depenalizzazione , snellire le procedure (a mio parere anche riducendo a due gradi di giudizio le vicende meno complesse) , informatizzare i procedimenti e in sostanza consentire che il processo si celebri in tempi ragionevoli. Solo così si può ottenere un giusto processo per chi è accusato e giustizia per chi è vittima. Altrimenti l'allungamento della prescrizione e basta finisce per essere solo accanimento terapeutico.

4) Avocazione delle indagini
Viene previsto che le indagini siano avocate dal Procuratore Generale qualora il Pubblico Ministero non definisca il procedimento entro 3 mesi dalla fine dei termini per le indagini preliminari (esercitando l'azione penale o archiviando). Tale rigidità è del tutto avulsa dalla complessità delle indagini e dal carico assolutamente folle che schiaccia gli uffici di Procura. Questa previsione mi pare frutto per un verso di sfiducia verso la magistratura e per altro verso di una concezione burocratica della stessa e l'unico risultato sarà quello di ottenere pubblici ministeri più preoccupati delle scadenze che delle indagini e della qualità del loro lavoro.
Tutte le statistiche comparate europee degli ultimi anni dimostrano che siamo già adesso la magistratura più oberata di lavoro e più produttiva. Il problema non è fare ancora di più o più in fretta, ma migliorare il modo in cui si lavoro e consentire i dovuti approfondimenti.

Questi sono i punti più qualificanti e preoccupanti della riforma, insieme all'estensione dei casi in cui sarà ammissibile la partecipazione a distanza al processo, che giustamente preoccupa in particolare le Camere Penali ma che deve destare l'attenzione per tutti coloro che hanno a cuore il rispetto dei diritti e la celebrazione di processi giusti.

Vi sono molte altre norme anche tecniche nel provvedimento approvato e spesso sono il frutto di buone intenzioni, ma rischiano di non produrre gli effetti sperati perché frutto di una legislazione a macchia di leopardo e non di una riforma complessiva e organica.
Nonostante in Parlamento siedano tanti validi avvocati e magistrati (ex o in aspettativa), in queste norme si ha la sensazione forte che manchi la sensibilità e la concretezza dei problemi che solo chi frequenta le aule di giustizia tutti i giorni può avere.

La giustizia, compresa quella penale, in Italia non gode di buona salute e tale inefficienza si ripercuote gravemente sui diritti dei cittadini (vittime e indagati) e in generale sulla fiducia verso le istituzioni. Anche per questo è venuto il momento che avvocatura e magistratura si siedano attorno a un tavolo con la politica per risolvere i troppi problemi e le troppe irrazionalità che frustrano la domanda di giustizia e che sono convinto potrebbero in molti casi trovare una soluzione condivisa se solo non si rincorressero gli umori della piazza.

sabato 11 marzo 2017

Le Procure, leoni sotto al trono?

Un adagio del filosofo e politico Bentham voleva che i magistrati fossero leoni sotto al trono, ovvero un potere forte e autorevole che incutesse timore... a tutti tranne che ai potenti!
Anche nel nostro Paese e' sempre esistito il desiderio di ricondurre a questo modello la magistratura, ovvero un potente ordine sottomesso alla volonta' del sovrano e che non disturbasse il manovratore.
Peccato che in questo modo non avremmo davvero la separazione dei tre poteri e non ci potremmo dire pienamente democrazia liberale.
Peccato che questo non lo consenta la Costituzione, che vuole la magistratura indipendente e sottomessa solo alle leggi ... non al trono.
Tra l'altro il trono non dovrebbe proprio esistere nel nostro Paese, anche se poi sappiamo bene come esista una classe di politici, amministratori e imprenditori che si ritiene al di sopra delle regole e vuole liberta' di manovra... spesso per fare i propri interessi e non quelli del Paese.
Per garantire un efficace controllo di legalita' anche verso i potenti e il potere e' indispensabile avere Procure indipendenti e messe in codnizione di fare inchieste adeguate e approfondite in ogni direzione venga segnalata una notizia di reato.
Cio' e' tanto piu' vero in Italia, dove la criminalita' del potere non ha e' stata un incidente di percorso ma un vero fiume carsico che ha costantemente minacciato e inquinato il potere legittimo: pensiamo alla mafia, alla corruzione e al terrorismo... (si legga e si rilegga sul punto "il ritorno del Principe" di Scarpinato).
Una norma nascosta nel ddl sulla giustizia sul quale il Governo starebbe per porre la fiducia al Senato minaccia questo ruolo della magistratura e delle Procure in particolare, compiendo un passo invece in direzione del modello che ci vuole appunto leoni, ma sotto al trono...
Mi riferiso alla norma che vuole imporre al Pubblico Ministero di esercitare l'azione penale entro 3 mesi dalla fine delle indagini, a pena di avocazione automatica delle stesse presso la Procura Generale presso la Corte d'Appello.
Sembrerebbe una disposizione anche logica e ragionevole, se non fosse che la realta' di un ufficio di Procura rende spesso quasi impossibile rispettare questi termini. Non per un sapiente uso manipolatorio della prescrizione, come l'Unione Camere Penali ha detto, immaginando un PM perverso che in modo arbitrario e capriccioso decide di far passare il tempo giocando con la prescrizione per tenere in scacco i suoi indagati... Ma perche' i fascicoli sono troppi e le procedure complesse e le risorse scarse.
Io ho quasi 1000 indagini contro noti (oltre a i processi in corso) quando vi garantisco che basterebbero le dieci inchieste piu' delicate e impegnative del mio ruolo per assorbirmi completamente. E la mia situazione di affogamento e' condivisa dalla maggior parte dei pm italiani, anzi..molti stanno peggio.
Per riuscire a coltivare le inchieste piu' complesse si fanno i salti mortali e invece adesso ci viene chiesto di darci una mossa come se fossimo sulla spiaggia ad oziare.
Come se si chiedesse a un chirurgo di finire la sua operazione nel tempo previsto anche se sorgono complicazioni, anche se nel frattempo deve andare anche in pronto soccorso, anche se gli mancano tutti gli attrezzi, anche se nel corso dell'intervento scopre altre e piu' gravi malattie.
Ma che modo e' di aiutarci a fare il nostro lavoro???
Certamente la ragionevole durata del processo e' un valore altissimo ma va perseguito insieme all'affermazione della legalita' e non accontentandosi di costtruire un sistema che si possa alla fine occupare solo di piccole vicende e sia preoccupato di fare numeri piuttosto che di capire, scoprire, approfondire...
Una Procura che si occupa solo delle favelas, di rapine violenze e truffe, non e' una Procura che tuteli davvero la legalita' per tutti i cittadini italiani, ma rischia di diventare sempre di piu' un organo normalizzato e burocratizzato al servizio del potere. Un leone sotto al trono, un leone potente ubbidiente e temo scodinzolante...
Non e' questo che vuole la nostra Costituzione.
La legalita' deve essere e restare il potere dei senza potere, cio' che garantisce davvero che siamo tutti uguali davanti alla legge...perche' non ci sono troni, ma solo cittadini con diritti e doveri!