sabato 2 aprile 2011

SI PUO' RIFORMARE TUTTO ?

La politica può cambiare la Costituzione ?
Certamente sì: è la stessa Carta del '48 a spiegare nell'art. 138 quali procedure particolari devono essere rispettate al fine di garantire che le riforme costituzionali.

Articolo 138

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.187 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

La nostra è infatti una Costituzione "rigida" perché non può essere cambiata da "semplici maggioranze" e perché è sovra-ordinata alle leggi ordinarie. E infatti se viene votata una norma non rispettosa dei principi costituzionali questa può essere cancellata o corretta dalla Corte Costituzionale (la Consulta, che ad esempio è intervenuta su Lodo Alfano e legittimo impedimento di recente).
Questa rigidità non è un residuo di un'impostazione antiquata, bensì l'espressione di un valore altissimo: la garanzia che il testo costituzionale continui a rappresentare valori condivisi da tutti (o quanto meno da una larga maggioranza che vada oltre i soli vincitori delle elezioni).
Solo se conserviamo un terreno comune di valori e di istituzioni restiamo un Paese solido, una vera società capace di progredire insieme... altrimenti finiremmo per dividerci su tutto e per deteriorare lo spazio della vita pubblica.
Per questo è grave anche solo esprimere insofferenza o delegittimare importantissimi organi costituzionali che non rispondo a logiche di democrazia diretta ma che ci consentono di mantenere saldi gli equilibri istituzionali, nell'interesse di tutti e non solo di chi vince le elezioni (penso alla Corte Costituzionali, al Presidente della Repubblica ...e anche alla magistratura).

Detto questo : con quelle particolari maggioranze richieste dall'art. 138 (due votazioni per ogni camera con almeno i due terzi ; se mancano i due terzi si può chiedere referendum popolare confermativo) si può cambiare teoricamente qualsiasi cosa ?
No.
Ci sono principi fondamentali e fondanti che nemmeno il 99% dei voti dovrebbero poter intaccare : il principio di uguaglianza dei cittadini, le libertà fondamentali, l'assetto democratico e repubblicano.

Ebbene, la riforma costituzionale proposta dal Governo intacca alcuni di questi pilastri :
- la mancanza di obbligatorietà dell'azione penale non garantisce più che tutti i cittadini siano eguali davanti alla legge --> gli ultimi e gli emarginati saranno perseguiti sicuramente ancor più di oggi, favorendo e chiudendo più di un occhio per i reati della borghesia mafiosa e dei colletti bianchi
- la limitazione dell'indipendenza dei Pubblici Ministeri intacca l'indipendenza dell'intera magistratura e quindi la separazione dei poteri : se non c'è autonomia nelle indagini non si riuscirà a effettuare un controllo effettivo di legalità e l'indipendenza del giudice resterà per molti aspetti un involucro vuoto

"Non riuscendo a rendere forte ciò che è giusto, finirono per rendere giusto ciò che era forte"
(Pascal)

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