mercoledì 22 febbraio 2012

Il Crocifisso e la bigiotteria


Monisgnor Fisichella, rispondendo a un cittadino che gli chiedeva di privarsi di una vistosa collana con crocifisso, gli ha risposto che con quella non ci avrebbe comprato neanche un caffè perché si trattava di "bigiotteria" : ovvero, secondo il dizionario, un "oggetto ornamentale da indossare fatto con materiale non prezioso".

Forse la risposta ha avuto una sua efficacia "politica", in settimane in cui si discute di estendere l'applicazione dell'ICI anche a quegli immobili della Chiesa non completamente dedicati ad attività assistenziali.
Va bene... ma mi sorge spontanea un'altra domanda : perché indossarlo allora? Perché fingere di indossare un vistoso oggetto d'oro? Perché un uomo di Chiesa dovrebbe voler apparire come un ricco, come un nobile privilegiato?

Non credo ci sia bisogno di scomodare teologi e biblisti per ricordarci che la figura di Gesù che i Quattro Vangeli ci consegnano, ci si creda o meno, è indubbiamente quello di un Uomo che cerca gli ultimi e gliemarginati, che si fa servo dei suoi apostoli e che vive da povero tra i poveri (in fondo riporto un brano di Matteo più esplicito di altri). 
Io sono tra quelli che ritengono che quindi già in generale la ricchezza sia come minimo solo un impaccio e una tentazione per la Chiesa... se non addirittura un tradimento.
E non solo per la Chiesa, intendiamoci, ma per chiunque voglia cercare di conformare la propria vita a quella di Gesù di Nazareth... Ma certamente appare ancora più paradossale che si debba volerAPPARIRE RICCHI , persino ricorrendo alle finzioni della moda.

E' solo una tradizione? Beh, allora è una tradizione che non aiuta a far comprendere di quale Dio si voglia parlare...
Avrei trovato più comprensibile se quel crocifisso fosse stato davvero un bene prezioso e magari antico della Chiesa, che è indubbiamente ricca di beni artistici e non di tutti questi si deve certo privare e vergognare (nessuno credo chiederebbe al Vaticano di privarsi della Pietà di Michelangelo)

La Chiesa, che al suo interno conta moltissime persone che vivono davvero la carità cristiana, sarebbe molto più libera ed efficace se si emancipasse da questi simboli materiali di ricchezza: ci aiuterebbe così a ricordare che l'essenziale, che si creda o no, è invisibile agli occhi.



Vangelo di Matteo (19, 16-24) - Il Giovane Ricco e la Cruna di un Ago
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

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