lunedì 6 agosto 2012

BERLUSCONI E LA LOTTA ALLA MAFIA


Il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso ha pubblicamente criticato Antonio Ingroia per essersi dichiarato un “partigiano della Costituzione” e nella stessa occasione ha anche detto che si dovrebbe dare un premio a Silvio Berlusconi per la lotta alla mafia, in quanto le sue norme avrebbero consentito di confiscare ingenti patrimoni.
A parte il fatto che solo da noi può succedere che un magistrato sia attaccato per aver manifestato la sua fedeltà alla Costituzione, è paradossale che Ingroia e Berlusconi vengano contrapposti e Grasso pensi all’ex premier come campione di lotta alla mafia: l’allievo di Borsellino che vive sotto-scorta viene accusato di fare politica, mentre l’uomo di Arcore diventa il campione dell’anti-mafia.
Lo stesso Berlusconi che quando Ingroia, nell’ambito delle indagini sul senatore Marcello Dell’Utri, gli chiese di chiarire da dove venissero gli ingenti fondi che avevano arricchito le casse delle sue società decise di avvalersi della facoltà di non rispondere?
Lo stesso Berlusconi che ha definito eroico il comportamento di un mafioso pluripregiudicato come Mangano, per lodarne il silenzio? 
Lo stesso Berlusconi leader di Forza Italia, il partito fondato dal senatore Dell’Utri, ancora sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa e le cui gravissime contiguità mafiose sono in fatto ormai indiscutibili (l’ultima sentenza della Cassazione in realtà non contesta la configurabilità del concorso esterno ma ha rinviato in Appello per chiedere motivazioni più approfondite con riferimento a un limitato periodo temporale della vicenda)? 
Lo stesso Berlusconi citato da Borsellino nell’ultima intervista prima di morire?
Lo stesso Berlusconi che ha lasciato che Cosentino fosse sottosegretario nel suo Governo nonostante le gravissime accuse di organicità alla camorra, ancora aperte ma che hanno già condotto a ordinanze cautelari rimaste ineseguite?
Lo stesso Berlusconi che ha avuto tra i suoi ministri Lunardi, il quale dichiarò che con la mafia ci si deve convivere?
Lo stesso Berlusconi il cui Governo ha permesso anche ai soldi sporchi delle mafie di rientrare in Italia ripuliti dallo scudo?
Lo stesso Berlusconi che parla dei magistrati come cancro e che progetta lo smantellamento delle intercettazioni e il processo breve?
Lo stesso Berlusconi che ha di fatto abolito un reato chiave per la lotta alla corruzione come il falso in bilancio?
Lo stesso Berlusconi che quando era al governo non ha dato seguito agli impegni in tema di lotta al riciclaggio assunti dall’Italia in convenzioni internazionali?
Lo stesso Berlusconi che ha criticato chi, come Saviano, cercava di accendere l’attenzione pubblica su questo fenomeno purtroppo fortemente radicato nelle nostre terre (una cattiva pubblicità…)?
Sì, quel Berlusconi.
E’ vero che negli ultimi anni si è anche andati avanti nel perfezionamento delle norme in materia di misure di prevenzione, ma i risultati conseguenti sono anzitutto conquistati dalle forze dell’ordine e della magistratura. Inoltre, come ripete da anni il Procuratore Aggiunto di Caltanissetta Scarpinato, il vero salto di qualità va fatto contro la borghesia mafiosa politica ed economica che si avvale e che si allea con l’ala militare della criminalità organizzata, ovvero quei colletti bianchi che hanno beneficiato di molte scelte che hanno di fatto indebolito la legalità e la magistratura in questi anni (falso in bilancio scomparso, prescrizione breve, norme inefficaci sulla corruzione, impunità della classe politica sempre salvata quando colpita da richiesta di autorizzazioni all’arresto, mancanza di risorse, procedura sempre più complicate, sistema grandi eventi che ha portato fuori dall’alveo del controllo di legalità appalti ingentissimi, ecc…).
Forse non è ancora il momento dei premi.

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