lunedì 13 ottobre 2014

Vangelo, Capitale e sentieri per un economia più giusta

Pubblico la lettera aperta spedita al Presidente del Consiglio Renzi dall'amico Matteo Prodi, mio parroco a Zola Predosa e autore di "Sentieri di felicità" (Cittadella Editrice , 2013)


Pregiatissimo signor primo ministro Matteo Renzi,
Le scrive un parroco della provincia di Bologna, comune di Zola Predosa, comune che Lei ha visitato per salutare il grande investimento di una azienda di sigarette e visitare una floridissima azienda dell'e-commerce. Mi unisco a Lei per rallegrarmi di due raggi di sole nel panorama così triste dell'Italia che Lei governa.
Mi sono risuonate due letture, pensando alla sua presenza qui vicino a noi.
La prima è una pagina del Vangelo secondo Matteo (20,1-16), la parabola degli operai inviati a lavorare nella vigna. Ci sono moltissimi elementi interessantissimi:
a)  il vignaiolo è come ossessionato nell’offrire a tutti coloro che incontra la possibilità di lavorare nella sua vigna.
b)  Il suo essere imprenditore ha, quindi, come finalità il coinvolgimento del più alto numero possibili di persone nella sua attività.
c)  A tutti è dato un denaro, cifra sufficiente e necessaria per una vita dignitosa; a tutti un denaro, indipendentemente dal numero di ore lavorate.
d)  Il dipendente, che ha lavorato tutta la giornata e va a ricevere la paga, ha un problema definibile come un problema di felicità. Non riesce a condividere il bene ed è roso dall’invidia.
e)  E così non capisce la bontà del padrone, il bene che il padrone crea e desidera creare.

La seconda lettura è il best seller dell'economia, il libro di Piketty, Il capitale nel XXI secolo, dove si cerca di dimostrare che il principale fattore destabilizzante è il fatto che il tasso di rendimento del capitale è, ormai strutturalmente, più alto del tasso di crescita del reddito e del prodotto. Ne consegue che “l'imprenditore tende inevitabilmente a trasformarsi in rentier (cioè uno che vive di rendita), e a prevaricare sempre di più chi non possiede nient'altro che il proprio lavoro. Una volta costituito, il capitale si riproduce da solo e cresce molto più in fretta di quanto cresca il prodotto. Il passato divora il futuro.” (pag 920 della traduzione italiana edita da Bompiani)

La traiettoria delineata dai due scritti è fin troppo convergente: la ricchezza deve essere usata per creare lavoro, felicità pubblica, bene comune e processi di eguaglianza, altrimenti rischia di essere iniqua. Piketty propone come soluzione una tassa progressiva sul capitale privato, che in Italia ammonta a sette volte tanto il reddito nazionale. Non so dire se sia tecnicamente possibile. Ma credo che sia una utopia da perseguire a tutti i costi, spiegando ai nostri concittadini e a tutti gli europei che è l'unico modo vero per garantire un nuovo sviluppo al vecchio continente.

Non basta salutare qualche caso isolato. Occorre che l'Italia sia rifondata da capo su questo schema, che, credo, è assolutamente in linea con la nostra Costituzione. Se è nell'economia che il passato divora il futuro, la vera rottamazione da compiere è il sistema di accumulazione del capitale che sta rendendo ricchissimo lo 0,1% della popolazione occidentale e italiana, e mandando sul lastrico molto più del 90% delle persone.

In ogni caso, buone letture: spero che il Vangelo la accompagni ogni giorno e che la tortura di leggere più di 900 pagine di Piketty Le faccia altrettanto bene quanto ha fatto a me; e buon lavoro!

Don Matteo Prodi

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