domenica 27 febbraio 2011

LIBERI DI SCEGLIERE

Visto che si fa un gran parlare di libertà, ecco due citazioni che terrei presente per sognare e costruire una società davvero libera...
la prima citazione è moderna, metaforica e provocatoria
la seconda un classico: diretta e filosofica

Mi fanno pensare a quanta mistificazione ci sia dietro le parole se queste diventano slogan, merce in vendita...
e  non strumenti di riflessione e di comprensione.

"La vostra è libertà-da : nessuno dice ai vostri preziosi ego individuali che cosa devono fare.
Ha solo questo significato , è una libertà dalla costrizione e dall'imposizione.
[...] E libertà-di? Non tutti gli obblighi vengono dall'esterno.
Voi fingete di non vedere questo. Come fa la persona a scegliere liberamente ?
Come scegliere qualcosa di diverso dalle scelte ingorde dei bambini se non c'è un padre pieno di amore a guidare, informare, insegnare alla persona come scegliere ?
Come ci può essere libertà di scegliere se non si impara come scegliere ?
[...] Il padre ricco che si può permettere sia le caramelle sia il cibo per i suoi figli : ma se lui strilla -libertà!- e permette al suo bambino di scegliere solamente quello che è dolce, di mangiare solo caramelle e non la zuppa di piselli e il pane e le uova, allora il figlio diventa debole e malato: e l'uomo ricco che strilla -libertà!- è un buon padre ?"
(David Foster Wallace, Infinite Jest, ed. Einaudi pag. 384)

"La libertà aumenta la responsabilità"
(Victor Hugo)

("blue pill or red pill ?" the matrix)

sabato 26 febbraio 2011

COME SI COMBATTE LA MAFIA AL NORD

Oggi molti giornali danno notizia del fatto che in un importante processo a Monza alcuni boss siano andati assolti del reato di associazione mafiosa, pur venendo riconosciuti colpevoli di altri gravi delitti :
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/25/la-ndrangheta-investe-nella-tav-al-nord-il-giudice-dice-no-e-toglie-lassociazione-mafiosa/94025/


Prescindendo per un attimo da questa vicenda che non conosco nel merito e che quindi non mi permetto di commentare, vorrei provare a fare un ragionamento più generale sulla lotta alla mafia nel nord.
Non credo tuttavia che il riconoscimento o meno del "416bis" debba essere la preoccupazione principale al nord ; forse è vero che esiste una difficoltà culturale anche nella magistratura a riconoscere determinati fenomeni fuori dai loro contesti "classici", ma il vero contrasto alla mafia alle nostre latitudini si fa attaccando gli investimenti , i soldi delle mafie.

Quello che deve preoccupare, e che resta molto difficile per molti motivi, è il contrasto all'infiltrazione mafiosa nel tessuto economico...e questa è la vera frontiera in regioni come Lombardia ed Emilia Romagna, perché in questi ricchi territori le organizzazioni criminali portano e investono il loro denaro, inquinando l'economia, facendo concorrenza sleale e portando tutta una serie di condotte illecite che danneggiano tutto il tessuto sociale ed economico (lavoro nero, mancato rispetto delle norme di prevenzione sugli infortuni, violazione delle procedure di smaltimento dei rifiuti...per non parlare della corruzione)

Hanno smantellato il reato di falso in bilancio da anni nonostante le indicazioni dell'Unione Europea e non ci danno strumenti efficaci di controllo e contrasto per arginare questi fenomeni : infatti si vedono troppo raramente processi per riciclaggio ...quello sì è un reato da guardare per verificare se e quanto stiamo riuscendo a contrastare la mafia (così come la turbativa degli appalti, la corruzione, le estorsioni, il traffico illecito di rifiuti, ecc...)



Su questo fronte dobbiamo tutti essere vigili perché solo attraverso una società civile consapevole e informata, un sistema economico sano e una pubblica amministrazione trasparente possiamo difendere la legalità al nord ; la sola azione delle forze di polizia e della magistratura non basta se non c'è anche una rete sociale, istituzionale e culturale che rifiuta la logica del profitto ad ogni costo e della prevaricazione.



mercoledì 23 febbraio 2011

REATO o FATTO PRIVATO ?

In queste settimane mi capita spesso di leggere interventi di commentatori, vip vari e giornalisti che precisano subito come quello che accade nella vita privata del Presidente del Consiglio sia alla fine un fatto privato... e quindi non ci deve interessare.

Premesso che non intendo entrare nel merito e quindi non mi interessa certo qui stabilire se ciò di cui Berlusconi è accusati sia effettivamente provato o no... è però il caso di chiarire una questione preliminare che attiene al senso di (il)legalità di questo Paese.

Privacy NON vuol dire che a casa mia faccio quello che mi pare.
Libertà NON significa che entro le mie mura nessuno può dirmi come comportarmi.

Ci sono confini che non posso e non devo superare neanche tra le mura di casa mia...

Per esempio, se dovessi andare con una ragazza minorenne a pagamento... non è un fatto privato, ma un reato, un fatto illecito che lo Stato punisce obbligatoriamente e in maniera grave.
E perché lo fa ?
Per due ragioni banali e semplici ma che forse è il caso ricordare visto che tutti sembrano dimenticarsele :

1) perché una persona minorenne è meritevole di tutela e protezione e lo Stato si preoccupa di proteggerla e promuoverne la crescita... e vendere il proprio corpo e la propria libertà sessuale è fatto degradante che nel caso del minore viene anche addebitato all'irresponsabilità dell'adulto che approfitta di questa parte debole

2) perché sanzionando anche i clienti delle prostitute minorenni si vuole alzare la soglia del contrasto allo sfruttamento di queste giovanissime ragazzine: ingannate, sfruttate e usate da adulti senza scrupoli e moralità. In Italia è uno squallido mercato molto fiorente che approfitta spesso di ragazze che provengono da paesi più poveri e che vendono la loro innocenza sull'altare di una finta emancipazione e di un triste appetito sessuale

Ecco perché avere rapporti sessuali a pagamento con una minorenne NON E' UN FATTO PRIVATO. E' un fatto pubblico perché lo Stato se ne preoccupa e lo sanziona (giustamente).

Quindi, vi prego... smettiamola con la formula :
"ma insomma, uno a casa sua fa quello che vuole e si diverte come crede"

Poi c'è il processo apposta per verificare se queste gravi accuse sono provate e fondate, nel pieno contraddittorio garantito a tutte le parti.
Sempre che si voglia fare chiarezza e non ci si voglia riparare dietro lo slogan "sono fatti miei !"

sabato 19 febbraio 2011

RIFORME (IN)COSTITUZIONALI

Col tempo proveremo a spiegare nel dettaglio i rischi e i pericoli dei provvedimenti annunciati (per l'ennesima volta) : intercettazioni, immunità, separazione carriere, responsabilità civile magistrati.
Dico solo poche cose intanto :
1) il ddl intercettazioni che conosciamo danneggerebbe GRAVEMENTE il contrasto anche alla criminalità organizzata, che soprattutto al nord passa anche attraverso il controllo di reati spia (come corruzione, usura, reati economici, ecc...)
2) se l'immunità volesse salvare qualcuno da reati non commessi durante e nell'esercizio delle proprie funzioni (e quindi vuole difendere anche da ipotesi di reato commesse prima di assumere funzioni pubbliche oppure al di fuori del loro esercizio, come nel processo di milano) si tratta di un tipo di legge che NON ESISTE in nessun altro paese del mondo e che metterebbe alcune persone al di sopra e al di fuori della legge
3) la separazione delle carriere è argomento complesso ma sicuramente non renderebbe di un giorno più veloce i processi, non interessa davvero i cittadini (anzi... vi dirò) e soprattutto è EVIDENTE che in questo contesto politico sarebbe il primo passo verso l'indebolimento dell'indipendenza delle Procure ....che molti paesi nel mondo ci vogliono imitare e che l'Unione Europea raccomanda sin dal 2001
4) i magistrati hanno già una responsabilità contabile e disciplinare, senza ovviamente considerare quella penale come tutti i cittadini: nessuna categoria italiana ha un numero di provvedimenti disciplinari paragonabile a quelli promossi internamente alla magistratura (nonostante, come dicevo in precedenti segnalazioni, siano ai vertici europei per efficienza e produttività). 
Estendere la responsabilità  nel modo in cui è stato annunciato è SOLO una RAPPRESAGLIA , una PUNIZIONE e un tentativo di INTIMIDIRE l'indipendente azione dei magistrati, che quotidianamente si trovano inevitabilmente a prendere decisioni che non devono e non possono accontentare tutti


NIENTE DI TUTTO QUESTO SERVE ALLA GIUSTIZIA E AI CITTADINI. ANZI... se si realizzassero tutti questi progetti l'attuale assetto ed equilibrio democratico e tra poteri ne risulterebbe COMPROMESSO.


Good Night and Good Luck 

giovedì 17 febbraio 2011

PER COLPA DI CHI ?

La giustizia italiana spesso non da bella prova di sè stessa...
E' lenta, inefficace e talvolta persino contraddittoria e incomprensibile.

Da magistrato sono il primo a soffrirne, e questo vale per la maggior parte di coloro che cercano faticosamente di far funzionare le cose : giudici, pubblici  ministeri, avvocati, personale amministrativo, forze di polizia...

Quindi comprendo la rabbia e la frustrazione del singolo cittadino, che non può aspettare che la giustizia un giorno funzioni, ma ha l'aspettativa e la pretesa di vedere risposte al suo problema OGGI.

Tutti noi vorremmo una soluzione chiara e semplice a questo istanza di giustizia, ma non possiamo ingannarci che bastino gli slogan.

Ci sono tanti motivi per cui le cose non vanno come dovrebbero e potrebbero :
- la magistratura non è all'altezza dei suoi compiti ?
- gli avvocati non sono fedeli ai loro doveri deontologici e professionali ?
- il personale amministrativo e le forze di polizia non lavorano abbastanza ?

Forse in questi dubbi ci sono legittime proteste e naturalmente ogni categoria deve fare un esame di coscienza e migliorare, soprattutto quando, come la magistratura, ha anche la responsabilità di governarsi e giudicarsi per mandato costituzionale...

Però io vedo ogni giorno tante persone di buona volontà e con grande spirito di sacrificio che lavorano in condizioni disagiate e non credo che sia nella bassa qualità o nel basso impegno di magistrati e avvocati che possiamo trovare il vero male della giustizia italiana.

Per quanto riguarda i magistrati, in particolare, da alcuni anni è l'Europa stessa (tramite il CEPEJ) che certifica come giudici e pubblici ministeri italiani siano sopra la media (e spesso ai vertici) in tutte le statistiche : produttività, carico di lavoro, efficienza...
(http://www.associazionenazionalemagistrati.it/la-verita-dell'europa-2.aspx)

Le verità più profonde sono altre :
Primo : da troppo tempo manca un serio progetto di riforma complessiva del sistema , vedendosi solo iniziative isolate e affrettate che provocano più dissesti che benefici; si è fatto qualcosa in maniera disorganica nel civile (ma senza investimenti), mentre nel penale sorge veramente il sospetto che non si vogliano far funzionare meglio le cose perchè un controllo di legalità troppo forte darebbe fastidio a TUTTI
Secondo : da molti anni gli investimenti nel settore giustizia diminuiscono senza però che questo sia il frutto di un disegno mirato di risparmio --> se si spende meno senza migliorare l'organizzazione... si fa solo di meno e peggio

Separazione delle carriere, processo breve e intercettazioni sono solo gli ultimi esempi del fatto che tutto si faccia tutto tranne che affrontare i veri e tanti problemi quotidiani di chi cerca di offrire un servizio giustizia dignitoso ai cittadini (notifiche, mancanza di personale, burocrazia e formalità inutili, carico eccessivo, la distribuzione degli uffici giudiziari, ecc... sul sito dell'ANM, ad esempio, potete trovare moltissime proposte concrete sempre ignorate)

Una giustizia efficiente e moderna dovrebbe convenire a tutti, o no ?

martedì 15 febbraio 2011

(DIS)INFORMAZIONE

Non guardo MAI la tv e tanto meno i tg 
(giusto skytg24 ogni tanto come rassegna , quando non riesco a leggere giornali o a guardare internet)
Dicono che Mentana sia uno dei migliori, nel confronto in particolare con Rai e Mediaset ; 
non è mai stato il mio ideale di giornalista, ma sicuramente mi è sempre sembrata persona professionalmente preparata.

Stasera vedo la fine del tg di La7 aspettando di seguire Spataro a "otto e mezzo" e cosa sento ?
La notizia è l'assoluzione inaspettata decisa dalla Corte d'Assise di Genova di un uomo che era imputato dell'omicidio della sua fidanzata.
Dopo i purtroppo prevedibili strali generici dei politici di turno, questo è stato il commento di Mentana :

"non é l'unico segnale della diminuita attenzione a questi reati"

Ma ci rendiamo conto del messaggio che passa!?!
Ma ci vuole un PhD ad Harvard per capire che si condanna quando si ritiene ci siano le prove e si assolve se non si é convinti, anche se si tratta del più odioso dei reati!?

I magistrati si occupano di casi singoli , non devono dare "segnali  politici sui fenomeni" !
Altrimenti l'imputato diventa uno strumento della politica e perde la sua dignità di persona con doveri e diritti e che può essere condannato solo al termine di un giusto processo nel quale sia stata provata la sua colpevolezza.

E poi ci sono sempre appello e cassazione, pensate proprio per riesaminare e verificare eventuali errori di valutazione... ma questo è il merito, e di certo nè Mentana nè i commentatori politici si sono letti una carta del processo.

Infine... la Corte d'Assise è formata per la maggioranza da cittadini, non da giudici togati... quindi se il bersaglio doveva essere la solita magistratura autoreferenziale ed eversiva, siete proprio fuori strada perché questo è l'unico tipo di tribunale che ha una componente importante di c.d. "giuria popolare".
I commenti di certi politici non mi stupiscono più, ma se anche un giornalista esperto scende a questi livelli mi cadono le braccia...

Anni di DIS-informazione in tema di giustizia fanno passare per normali simili aberrazioni. 
Questo modo di guardare il processo e la giustizia è entrato nelle teste...
Ci vorranno generazioni per ricostruire serietà e credibilità e per poter dibattere seriamente di giustizia in Italia.

lunedì 14 febbraio 2011

se non ora quando ?

"Fornite alle donne occasioni adeguate...
e le donne potranno fare di tutto"
(Oscar Wilde)

sabato 12 febbraio 2011

"Le verità rovesciate del caso Ruby" (articolo di Ferrarella, Corriere 12/2/11)

Ineccepibile... 

LUIGI FERRARELLA dal Corriere della Sera del 12 febbraio 2011

Non è facile, guardando alla salute delle istituzioni scosse dall’inchiesta Berlusconi-Ruby, capire se la minaccino di più le bugie, che almeno con la verità hanno un rapporto (seppure rovesciato), o le affermazioni del tutto indifferenti alla verità. I 315 deputati che in una deliberazione ufficiale hanno attestato «evidente» il fatto che nel telefonare di notte alla Questura di Milano «il presidente del Consiglio abbia voluto tutelare il prestigio e le relazioni internazionali dell’Italia, giacché presso la medesima Questura era detenuta, a quanto poteva legittimamente risultargli, la nipote di un Capo di Stato estero» , hanno ridotto la credibilità istituzionale della Camera sotto i tacchi persino dell’autoconfezionata trasmissione tv nella quale Ruby stessa aveva riso della storiella di lei nipote di Mubarak. Il ministro degli Esteri annuncia che il premier potrebbe ricorrere alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro l’asserita violazione della sua privacy, e subito trova il ministro della Giustizia, tra un consiglio di guerra e l’altro con il presidente del Consiglio e i suoi avvocati-parlamentari, a garantire che «il ministro degli Esteri parla sempre ponderando le parole, e quindi se lo ha detto c’è da crederci» : sicché un trascurabile dettaglio, e cioè la regola (derogata solo in caso di non praticabilità o non effettività dei mezzi di ricorso nazionali) per cui a Strasburgo un cittadino può rivolgersi solo quando abbia prima esaurito tutti i rimedi previsti dall’ordinamento del suo Paese, lascia l’incertezza tra la colposa incompetenza o la dolosa consapevolezza di due ministri di questa rilevanza. Il ministro del Welfare, tra i tanti nei talk show, denuncia Berlusconi vittima di «117.000 intercettazioni» , senza tema del ridicolo di un numero pari a quello di tutte le intercettazioni di tutte le inchieste di tutta Italia di tutto un anno al costo di circa 180 milioni di euro, a fronte invece di intercettazioni che in questa indagine hanno ascoltato a tratti un centinaio di utenze di una trentina di persone al costo di 26.000 euro. Il ministro dell’Interno, che più volte aveva garantito la regolarità dell’affidamento di Ruby dalla polizia alla consigliere regionale pdl inviata dal premier, non si è più sentito da quando è emerso che Ruby in realtà finì proprio alla prostituta brasiliana sulla quale il pm minorile aveva posto il veto; così come non sembra aver nulla da dire sul fatto che il questore dia per scontato che il premier gli possa «raccontare una balla» , o che il prefetto ritenga la cosa più normale del mondo accogliere la raccomandazione di una delle vivaci ospiti notturne di Arcore da parte di un premier a conoscenza che mesi prima il convivente della ragazza fosse stato arrestato con 12 chili di cocaina. L’escalation delle reazioni del capo del governo è direttamente proporzionale alla (per lui) inedita impotenza legislativa rispetto al rischio, appeso ormai solo alla imminente decisione del gip, di un processo per concussione e prostituzione minorile in aula già da aprile: le norme sul «processo breve» non lo neutralizzerebbero, acrobatici decreti anti-intercettazioni non ne azzererebbero le prove, la reintroduzione dell’immunità (come pure altre riforme in chiave punitiva delle toghe) richiedono troppo tempo, i precedenti della Cassazione fanno escludere che persino la presa sul serio della storiella della nipote di Mubarak possa rendere reato ministeriale la concussione: e non sospenderebbe il processo anche un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, sollevato in un mega conflitto di interessi da Palazzo Chigi contro il Tribunale su un processo proprio dell’imputato inquilino di Palazzo Chigi. Tutto inutile al premier. Ma tutto costosissimo per le istituzioni. Senza saperlo, e seppure in tutt’altro modo, in fondo ha proprio ragione Berlusconi: andrebbero preservate «le vite degli altri» . Di tutti quegli altri italiani che, anche nel dopo-Berlusconi, avranno ancora bisogno di istituzioni credibili e salde, non delle macerie di quelle bombardate ogni giorno che passa.

Una POLITICA ESTERA per i DIRITTI UMANI

Nel paese di quello che una settimana fa veniva indicato dal premier come il "saggio Mubarak", persone senza processo venivano incarcerate e torturate con l'elettricità, le mogli spogliate e torturate davanti ai mariti, i bambini tormentati con scosse elettriche davanti ai genitori.
Questo racconta Maajid Nawaz su un quotidiano inglese riportato dal settimanale Internazionale 


Da sempre le organizzazioni per i diritti umani denunciano violazioni in Egitto.


Quando l'Occidente comincerà a pretendere anche per gli altri quello che dice ci voler affermare a casa propria, ovvero diritti e libertà per tutti... ?


Quando capiremo che i nostri rapporti con il resto del mondo sono determinati non da quello che diciamo ma dalle scelte che vengono compiute... ?


Quando avremo il coraggio di porre il rispetto dei diritti umani essenziali come pre-condizione imprescindibile per qualsiasi altro accordo politico ed economico ?


Le democrazie sono difficili da esportare, come dimostra la storia... ma esportare diritti porta dietro con sé la democrazia come inevitabile istanza di giustizia da parte della gente.


Good night and good luck
...and bye bye Mubarak



venerdì 11 febbraio 2011

LA RESPONSABILITA' della MAGISTRATURA verso il PAESE

Non prendo alla leggera il fatto di espormi pubblicamente (seppure a un numero limitato di lettori)...
E' giusto e opportuno che un magistrato lo faccia ?
Non perde autorevolezza e terzietà ?

Provo a darvi la mia possibile (e sofferta) risposta...

Io credo che dalle competenze tecniche di un magistrato (e in generale di un giurista) derivino delle responsabilità aggiuntive legate alle vicende particolari dell'Italia.

Molti amici e i cittadini che incontro mi chiedono chiarimenti su intercettazioni, processo breve, concorso esterno, riforme della gustizia, separazione delle carriere, rito immediato... ecc... non si raccapezzano e , soprattutto, sono esposti alle mistificazioni e alla propaganda

Qualcuno non avendo elementi per farsi un'idea autonoma finisce per non credere a nessuno... Qualcun altro si demoralizza e abbandona l'idea stessa di farsi un'opinione... altri vanno a simpatia : questo mi sembra onesto, gli credo... quest'altro non mi sembra onesto e non gli credo...

Noi siamo una categoria privilegiata in quanto abbiamo gli strumenti scientifici per decodificare tutto il marasma di dichiarazioni, cronache, denunce, illazioni, dibattiti e proposte di legge che riguardano ossessivamente il settore giustizia...
L'obiettivo non è quello di dire che cosa è giusto fare quando si parla di giustizia, ma solo di far capire di cosa si sta parlando... e poi eventualmente solo se quello che viene detto è rispettoso o meno della Costituzione.

Io sento una responsabilità di testimonianza verso i cittadini.
Ciò non mi deve consentire di violare i miei doveri deontologici... ma resta la percezione profonda di questa responsabilità storica della mia categoria verso il Paese.
Il disagio che provo a dovermi esporre è sempre minore di quello che proverei a non espormi...

giovedì 10 febbraio 2011

QUESTA MI MANCAVA....

Il Presidente del Consiglio sarebbe intervenuto per "tutelare" falsa nipote di Mubarak minorenne che si prostituisce...e il ministro degli esteri si muove per tutelare la privacy dello stesso premier indagato per concussione e prostituzione minorile ...?!? 
Stiamo entrando in territori sconosciuti...

Peraltro il Presidente del Consiglio 
- non poteva essere intercettato e infatti ciò non è avvenuto (solo poche conversazioni captate mentre intercettavano altri soggetti, e comunque sono irrilevanti e verranno distrutte)
- non è stato perquisito...nè è stato perquisito alcun suo domicilio...nemmeno il suo ragioniere, visto che il Parlamento ha respinto la richiesta !
- non hanno acquisito tabulati dei suoi telefoni

Dopo di che chiederei al ministro Frattini come secondo lui si devono fare le indagini sulla prostituzione.

Forse la Boccassini doveva indossare dei tacchi 12 e infiltrarsi ad Arcore ? 

Opuure bastava chiedere alle mantenute dell'Olgettina, che sicuramente sarebbe state testimoni trasparenti e affidabili... ?

O magari chiedere a Carlo Rossella : una volta chiarito che erano eleganti cene a base di coca light l'indagine sarebbe stata archiviate senza perdite di tempo... 
Sarà per la prossima volta !

martedì 8 febbraio 2011

la democrazia rende più sicuri dei muri

Corte Suprema di Israele , 30 giugno 2004 , nello stabilire l’illegittimità del muro di separazione dai territori palestinesi occupati :

Siamo consapevoli delle morti e della distruzione che il terrore porta nello stato e contro i cittadini. Come ogni altro israeliano, noi riconosciamo la necessita di difendersi contro le ferite inflitte dal terrorismo. 
Siamo consapevoli che nel breve periodo la nostra decisione non renderà più semplice la lotta contro queste rivolte
Ma siamo giudici
Agiamo secondo il meglio della nostra coscienza e comprensione. Siamo convinti che alla fine , aver combattuto nel rispetto della legge ci rafforzerà
Non c’è sicurezza senza legalità
Questo è il destino di una democrazia : non può ritenere che qualsiasi mezzo sia accettabile e le vie dei suoi nemici non le sono sempre aperte
Una democrazia deve a volte combattere con un braccio legato dietro la schiena : anche così avrà la meglio.”

...peccato che lo stato di Israele se ne è infischiato.
mi ricorda qualcuno...



lunedì 7 febbraio 2011

"PUOI DIRE QUEL CHE VUOI, TANTO NESSUNO ASCOLTA"

Ma cosa sto dicendo ?!?
Come posso dire che la nostra sarebbe una democrazia incompiuta ? ...che le nostre istituzioni sono sostanzialmente svuotate ? ...che la Costituzione è in realtà quotidianamente violata ?

Lo dico perchè il Parlamento è umiliato nella sua funzione , ridotto a passa-carte del governo di turno... e per di più slegato dalla legittimazione popolare, laddove non ci è consentito scegliere le persone che dovrebbero rappresentarci, ma solo il simbolo di un partito che poi gestirà in maniera oligarchica e chiusa il consenso.

Lo dico perchè sono gli organismi internazionali a certificare che siamo un paese SEMI-LIBERO , con un'informazione scarsamente indipendente (in questa speciale graduatoria siamo gli ultimi di tutti i paesi OCSE!)

Lo dico perchè la magistratura è attaccata e delegittimata da anni e le sue capacità di svolgere un reale ed efficace controllo di legalità sono sempre più ridotte... (si pensi agli effetti devastanti della prescrizione modificata negli ultimi anni e alla mancanza di risorse e investimenti in questo settore)

Lo dico nonostante io possa dire liberamente quello che penso, perchè, come veniva fatto dire al giornalista del film "Muro di Gomma" (la storia delle indagini su Ustica, di Marco Risi)...

"In questo Paese puoi dire quello che vuoi...
Tanto nessuno ti ascolta"

...la libertà vera non è che ognuno possa dire nel suo piccolo quello che vuole, ma che ci siano spazi pubblici e accessibili a tutti di informazione davvero professionale, pluralista, trasparente e indipendente...

Solo in questa maniera diventiamo davvero CITTADINI attivi, e non massa manipolabile... o minoranza isolate e marginali...

domenica 6 febbraio 2011

La legalità non è "di parte"

Vero, la manifestazione di ieri a Milano non è stata nei fatti la manifestazione di tutti, ma di una parte... purtroppo.

Ma non é colpa di Libertá & Giustizia se 315 parlamentari di una parte hanno respinto le legittime richieste della Procura di Milano , avvallando la tesi della persecuzione e offendendo l'intelligenza di tutti chi allorquando hanno sostenuto che il premier pensava davvero Ruby fosse nipote di Mubarak, pur di provare a sostenere che la competenza fosse del Tribunale dei Ministri (come a dire, che senza tale circostanza in effetti non si potrebbe sostenere "l'esercizio delle funzioni" richiesto per poter togliere almeno parte dell'inchiesta ai pm milanesi...).

Non si tratta di entrare nel merito, ma su questi temi sono state rivolte accuse infamanti e delegittimanti a magistrati che si stanno macchiando della colpa di applicare la legge.
E queste stesse accuse stanno diventando nuovamente il pretesto per proporre il processo breve e la riforma delle intercettazioni...

Di chi è la colpa se spesso la legalità sembra essere un tema di parte ? (e sicuramente non lo dovrebbe essere, anche perchè tutto l'arco politico si é dimostrato in diversi momenti insofferente al controllo di legalità)

Lettere a un giovane poeta , Rainer Maria Rilke

Non sarà la magistratura a salvare il paese... così come nessuna legge potrà cambiarlo.
La poesia, invece, può farlo...
Dedico questa meravigliosa lettera di Rilke a tutti i giovani
E sono giovani tutti coloro che sono ancora capaci di emozionarsi per un testo come questo


Parigi,17 febbraio 1903

Egregio signore,
la sua lettera mi è giunta solo alcuni giorni fa. Voglio ringraziarla per la sua grande e cara fiducia. Poco altro posso. Non posso addentrarmi nella natura dei suoi versi, poiché ogni intenzione critica è troppo lungi da me. Nulla può toccare tanto poco un’opera d’arte quanto un commento critico: se ne ottengono sempre più o meno felici malintesi. Le cose non si possono tutte afferrare e dire come d’abitudine ci vorrebbero far credere; la maggior parte degli eventi sono indicibili, si compiono in uno spazio inaccesso alla parola, e più indicibili di tutto sono le opere d’arte, esistenze piene di mistero la cui vita, accanto all’effimera nostra, perdura.
Ciò premesso, mi sia solo consentito dirle che i suoi versi, pur non avendo una natura loro propria, hanno però sommessi e velati germi di una personalità. Con più chiarezza lo avverto nell’ultima poesia, La mia anima. Qui, qualcosa di proprio vuole farsi metodo e parola. E nella bella poesia A Leopardi affiora forse una certa affinità con quel grande solitario. Eppure quei poemi sono ancora privi di una loro autonoma fisionomia, anche l’ultimo e quello a Leopardi. La sua gentile lettera che li accompagnava; non manca di spiegarmi varie pecche che ho percepito nel leggere i suoi versi, senza però potervi dare un nome.
Lei domanda se i suoi versi siano buoni. Lo domanda a me. Prima lo ha domandato ad altri. Li invia alle riviste. Li confronta con altre poesie, e si allarma se certe redazioni rifiutano le sue prove. Ora, poiché mi ha autorizzato a consigliarla, le chiedo di rinunciare a tutto questo. Lei guarda all’esterno, ed è appunto questo che ora non dovrebbe fare.Nessuno può darle consiglio o aiuto, nessuno. Non v’è che un mezzo. Guardi dentro di sé. Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità. La sua vita, fin dentro la sua ora più indifferente e misera, deve farsi insegna e testimone di questa urgenza. Allora si avvicini alla natura. Allora cerchi, come un primo uomo, di dire ciò che vede e vive e ama e perde. Non scriva poesie d’amore; eviti dapprima quelle forme che sono troppo correnti e comuni: sono le più difficili, poiché serve una forza grande e già matura per dare un proprio contributo dove sono in abbondanza tradizioni buone e in parte ottime. Perciò rifugga dai motivi più diffusi verso quelli che le offre il suo stesso quotidiano; descriva le sue tristezze e aspirazioni, i pensieri effimeri e la fede in una bellezza qualunque; descriva tutto questo con intima, sommessa, umile sincerità, e usi, per esprimersi, le cose che le stanno intorno, le immagini dei suoi sogni e gli oggetti del suo ricordo. Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi; accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze; poiché per chi crea non esiste povertà, né vi sono luoghi indifferenti o miseri. E se anche si trovasse in una prigione; le cui pareti non lasciassero trapelare ai suoi sensi i rumori del mondo, non le, rimarrebbe forse la sua infanzia, quella ricchezza squisita, regale, quello scrigno di ricordi? Rivolga lì la sua attenzione. Cerchi di far emergere le sensazioni sommerse di quell’ampio passato; la sua personalità si rinsalderà, la sua solitudine si farà più ampia e diverrà una casa al crepuscolo, chiusa al lontano rumore degli altri. E se da questa introversione, da questo immergersi nel proprio mondo sorgono versi, allora non le verrà in mente di chiedere a qualcuno se siano buoni versi. Né tenterà di interessare le riviste a quei lavori: poiché in essi lei vedrà il suo caro e naturale possesso, una scheggia e un suono della sua vita. Un’opera d’arte è buona se nasce da necessità. È questa natura della sua origine a giudicarla: altro non v’è. E dunque, egregio signore, non avevo da darle altro consiglio che questo: guardi dentro di sé, esplori le profondità da cui scaturisce la sua vita; a quella fonte troverà risposta alla domanda se lei debba creare. La accetti come suona, senza stare a interpretarla. Si vedrà forse che è chiamato a essere artista. Allora prenda
su di sé la sorte, e la sopporti, ne porti il peso e la grandezza, senza mai ambire al premio che può venire dall’esterno. Poiché chi crea deve essere un mondo per sé e in sé trovare tutto, e nella natura sua compagna.
Forse, però, anche dopo questa discesa nel suo intimo e nella sua solitudine, dovrà rinunciare a diventare un poeta (basta, come dicevo, sentire che senza scrivere si potrebbe vivere, perché non sia concesso). Ma anche allora, l’introversione che le chiedo non sarà stata vana. La sua vita in ogni caso troverà, da quel momento, proprie vie; e che possano essere buone, ricche e ampie, questo io le auguro più di quanto sappia dire.
Cos’altro dirle? Mi pare tutto equamente rilevato; e poi, in fondo, volevo solo consigliarla di seguire silenzioso e serio il suo sviluppo; non lo può turbare più violentemente che guardando all’esterno, e dall’esterno aspettando risposta a domande cui solo il sentimento suo più intimo, nella sua ora più quieta, può forse rispondere.
Mi ha rallegrato trovare nel suo scritto il nome del professor Horacek; serbo per quell’amabile studioso grande stima, e una gratitudine che non teme gli anni. Voglia, la prego, dirgli di questo mio sentimento; è molto buono a ricordarsi ancora di me, e lo so apprezzare.
Le restituisco inoltre i versi che gentilmente mi ha voluto confidare. E la ringrazio ancora per la grandezza e la cordialità della sua fiducia, di cui con questa risposta sincera, e data in buona fede, ho cercato di rendermi un po’ più degno di quanto io, un estraneo, non sia.
Suo devotissimo
Rainer Maria Rilke

Lettere a un giovane poeta Rainer Maria Rilke (Mondadori 1994)

venerdì 4 febbraio 2011

REPUBBLICA GIUDIZIARIA ?

Oggi il Presidente del Consiglio ha ribadito il suo punto di vista : il Paese è in mano a un manipolo di magistrati corrotti e polticizzati , associati a delinquere , i quali di fatto detengono il potere e non consentono quindi al Governo e al Parlamento di esercitare le loro funzioni

Pensiero interessante.
A parte il fatto che se avessimo il potere forse qualche processo in più riuscirebbe a finire senza cadere in prescrizione... A parte che avremmo ottenuto qualche riforma efficace nel contrasto alla criminalità economica e alla mafia borghese, magari ripristinando il reato di falso in bilancio, come ci chiede danni l'Europa... 
A parte queste ed altre banali considerazioni, la realtà sotto gli occhi di tutti mi pare davvero un'altra.

Non c'è democrazia senza legalità e senza separazione effettiva dei poteri...
Lasciamo perdere la legalità...
Esiste almeno separazione dei poteri ?

Il potere legislativo è EVIDENTEMENTE sotto scacco e minaccia dell'esecutivo, che tramite questa criminogena e incostituzionale legge elettorale induce il singolo parlamentare ad accordarsi con chi lo dovrà ricandidare alle prossime elezioni (e quindi gli garantisce stipendio, pensione ed immunità.. merce preziosa, che dite?) , piuttosto che rispettare le promesse elettorali e ascoltare le istanze della gente.. tanto l'elezione dipende dalle segreterie di partito e non dal consenso effettivo sul territorio

Il potere giudiziario è da anni indebolito, isolato, delegittimato e calunniato e la giustizia è uno dei settori della pubblica amministrazione più fallimentari per mancanza di riforme e risorse : lo dicono i magistrati, lo dicono gli avvocati... L'azione di controllo della legalità in particolare è diventata un'impresa impervia, considerata la mole ingestibile di lavoro, la concentrazione di attenzione solo su alcuni fenomeni della marginalità sociale (immigrazione e droga) e la mancanza di efficacia nel contrasto alla criminalità economica e finanziaria (non si fanno processi per riciclaggio, ad esempio... e i costi della corruzione sui cittadini sono devastanti, come denuncia periodicamente la corte dei conti)

Il quarto potere dovrebbe essere la stampa : il cane da guardia del potere esecutivo...
Anche qui, meglio ridere per non piangere... Assistiamo a un abnorme e ormai dimenticato conflitto di interessi , con l'aggravante che anche la RAI è ormai di proprietà del ministero del Tesoro, che quindi inevitabilemnte ne condiziona il pluralismo e l'indipendenza.
I dati degli Osservatori sulla presenza dei politici sui telegiornali sono uno dei tanti scandali che passano nel silenzio (e nello stordimento) collettivo di questi anni
E la Rete, la grande speranza, è lasciata vivacchiare senza investimenti che la rendano davvero forte e accessibile a tutti

A questo punto, torniamo alla nostra domanda...
Esiste la separazione dei poteri in Italia ?
Siamo in democrazia ?

giovedì 3 febbraio 2011

LA PROCURA DI MILANO VIOLA LA COSTITUZIONE ?!?


Proviamo a fare chiarezza su alcune questioni procedurali e di forma di cui si parla (e straparla) molto in questi giorni. Cercherò di dare qualche risposta argomentata solo alle questioni di procedura , senza minimamente entrare nel merito.
Tenete presente peraltro che il volontario mancato rispetto delle forme per finalità di persecuzione è forse l'accusa più grave e infamante che si possa muovere a un magistrato... e in queste ore si continua a lanciare accuse pesantissime addirittura di violazioni della Costituzione.
Spesso si parla senza motivo della magistratura che invade il campo della politica (magari per il semplice e doveroso fatto che svolge accertamenti su possibili reati commessi da uomini pubblici), mentre queste accuse (pretestuose e infondate) sono proprio la dimostrazione che è la politica a invadere il campo della giurisdizione, con il tentativo di impedire il normale svolgimento di un processo.

1) La competenza sarebbe della Procura di Monza ?
Assolutamente no, poiché il reato di prostituzione minorile (600 bis cp , l'unico non commesso a Milano ma ad Arcore) è per legge di competenza del tribunale (e quindi della procura per le indagini) del capoluogo del distretto...quindi Milano (Monza fa provincia ma non è capoluogo di distretto giudiziario)

2) Ma per il Presidente del Consiglio non bisognerebbe mandare gli atti al Tribunale Ministri ?
Tale Tribunale è competente solo per i reati commessi dal premier o da un ministro "nell'esercizio delle sue funzioni" (e non durante... art. 96 Cost.) ; evidentemente ciò non è ipotizzabile per il reato di prostituzione minorile, ma nemmeno per la concussione, in quanto in essa il presidente del consiglio avrebbe (secondo l'accusa) "speso la sua qualità" per ottenere un determinato risultato di suo interesse, ma non stava esercitando le sue funzioni essendo del tutto estraneo alla procedura di affidamento che doveva avere ben altro corso e non certo interessare la presidenza del consiglio.
Questo è di fatto ammesso anche da chi ha votato contro l’autorizzazione a procedere alla perquisizione; infatti essi hanno dovuto sostenere la spericolata tesi che il premier ritenesse davvero che la minore fosse nipote di Mubarak e proprio per tali ragioni ritenne doveroso il suo intervento, con finalità quindi “diplomatiche“. Ammesso che un intervento simile sia comunque qualificabile come “esercizio delle funzioni” di presidente del consiglio, lascio a voi ogni riflessione sulla plausibilità dell’argomentazione.. nonché sulle eventuali implicazioni politiche.

3) sono stati commessi altri abusi 
non risulta alcun abuso: le intercettazioni, in particolare, erano consentite e ovviamente autorizzate dal GIP e sono strumento normale proprio nelle vicende di prostituzione, dove tutti i soggetti coinvolti e le ragazze sfruttate sono spesso omertose e non collaborerebbero con l'autorità giudiziaria
anche le perquisizioni sono un atto del tutto pertinente e tipico della fase conclusiva delle indagini (che viene svolto quasi sempre in orari particolari per essere sicuri di trovare tutte le persone simultaneamente ed evitare inquinamenti della prova)
la rilevante mole di indagini è del tutto pertinente a un caso così delicato anche per la gravità dei reati (concussione, induzione alla prostituzione di minorenni,ecc...)    

4) è stato violato il segreto ?
dopo la notifica dell'avviso a comparire, è caduto il segreto delle indagini ai sensi dell'art. 329 cpp: "Gli atti d'indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto fino a quando l'imputato non ne possa avere conoscenza e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari. "
(la pubblicazione degli atti fino alla fine delle indagini è invece vietata dall'art. 114 cpp e sanzionata dall'art 684 cp, ma nel caso di cui discutiamo le notizie e gli atti sono usciti dopo che imputati e difese ne avevano avuto conoscenza e soprattutto dopo la trasmissione degli atti alla giunta parlamentare... e comunque è discusso il rapporto tra diritto di cronaca e divieto di pubblicazione e mi pare che mai come in questo caso vi fosse una rilevanza pubblica degli atti)

4) possono procedere con il rito immediato ?
Il rito immediato consente di andare più rapidamente a processo (evitando l’avviso di conclusione delle indagini e l’udienza preliminare…e quindi anche parecchi mesi di attività) in presenza di tre condizioni : l’evidenza della prova, l’interrogatorio dell’indagato e l’aver raccolto le prove entro 90gg dall’iscrizione del reato.
L’interrogatorio è come se si fosse svolto in quanto l’indagato non si è presentato senza legittimo impedimento (tra l’altro la procura aveva lasciato tre giorni interi per scegliere liberamente quando presentarsi)
Se le  prove siano o meno evidenti è valutazione di merito e sarà il Gip a dire se condivide o meno l’opinione della Procura anche sulla base dei criteri giurisprudenziali.
Quello che qui mi interessa sottolineare è che, al di là di tale valutazioni di merito, la procedura che stanno seguendo i colleghi di Milano è assolutamente corretta: se fosse contestato solo il reato di prostituzione minorile (600bis cp) non avrebbero potuto chiedere il rito immediato, ma poiché questo è strettamente e giuridicamente connesso al reato più grave di concussione è possibile procedere secondo le modalità previste per il reato appunto più grave (come ad esempio deriva dal principio generale espresso dall’art. 33quater cpp), e quindi appunto tramite rito immediato.

mercoledì 2 febbraio 2011

Che cosa è "BENESSERE" ?! (il PIL che vorrei...)

Una delle mie prime passioni è stato (e rimane) Robert Francis Kennedy (Bobby...se non avete visto l'omonimo film, fatelo!) , che mi portò tra l'altro a fare la mia tesi di laurea sul riciclaggio di denaro negli Stati Uniti (salvo scoprire purtroppo che nel nostro Paese la lotta al riciclaggio è una chimera - ma di questo parleremo un'altra volta)

La figura di Bobby e le sue parole restano capaci di emozionare a oltre 40 anni dal suo folle assassinio ; è una cosa stupenda ma ci dice anche quanto tempo abbiamo perso...
Purtroppo la storia non è un'inevitabile progresso, se mai ce ne siamo illusi !

Vi propongo una riflessione molto famosa di Bobby Kennedy su ciò che dovrebbe davvero rappresentare la ricchezza di un popolo...

Alcuni vedono le cose così come sono... 
e si chiedono "perché ?"
Io vedo le cose come non sono mai state... 
e mi chiedo "perché no ?!"
(Bobby Kennedy, parafrasando George Bernard Shaw)


"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.  
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani."


e per finire con una provocazione...
(anche se io il mio lavoro lo amo il concetto di fondo di questo pugno nello stomaco resta tutto!) 

"We do jobs that we hate, to buy shit we don't need" 
"Facciamo lavori che odiamo per comprare merda di cui non abbiamo bisogno"
(Fight Club, Chuck Palahniuk)

CONFESSIONE di un MAGISTRATO

Emozionante intervento del presidente dell'ANM Trentino-Alto Adige - Pasquale Profiti - di cui sottoscrivo ogni sillaba... in tempi nei quali nessuno confessa più!

Confessione
Inaugurazione anno giudiziario 2011
di fronte ai pannelli dedicati a
Emilio Alessandrini, Guido Galli, Giorgio Ambrosoli e Fulvio Croce

ANM Trentino Alto Adige


Sono un magistrato italiano ed oggi rappresento molti altri magistrati, come me.
A nome mio ed a nome loro, oggi, finalmente, confessiamo.
Confessiamo di essere effettivamente degli eversori, come qualcuno ritiene. Applichiamo, infatti, le regole della nostra Costituzione e delle nostre leggi con la stessa imparzialità ed impegno agli immigrati clandestini ed ai potenti, agli emarginati ed a coloro che gestiscono le leve della finanza, della politica, dell’informazione. E’ vero, siamo degli eversori perché, insieme a CALAMANDREI, riteniamo la Costituzione e la Corte Costituzionale una “garanzia con cui il singolo è messo in grado di difendere il suo diritto contro gli attentati dello stesso legislatore o del governo”. Questo, oggi, vuol dire essere eversori.
Confessiamo di essere veramente, come è stato sostenuto, disturbati mentali, perché solo chi è tale continua a credere nel servizio giustizia, quando non sai se il giorno dopo ci sarà qualcuno che presterà assistenza al tuo computer, quando vedi che gli indispensabili collaboratori che vanno in pensione non sono  sostituiti, quando per poter lavorare condividi stanze anguste con colleghi o assistenti, quando in ferie scrivi sentenze o prepari provvedimenti, quando, nonostante ciò, sei accusato di protagonismo e di perder tempo in conferenze o convegni.
Confessiamo di non poter sempre soddisfare l’opinione pubblica se la Costituzione e le leggi ce lo vietano,  perché assolviamo chi riteniamo innocente anche se ciò non porta consensi,  condanniamo chi riteniamo colpevole sulla base della rigorosa valutazione delle prove anche quando i sondaggi, veri o falsi che siano, non ci confortano, e valutiamo la responsabilità dei singoli anche quando chi governa  vorrebbe una risposta dura, anche a scapito del singolo, a fenomeni di violenza collettiva.
Confessiamo, è vero, di sovvertire il voto degli italiani perché avendo giurato sulla Costituzione Repubblicana,  riteniamo, con Einaudi, che quella Costituzione imponga  ai magistrati di utilizzare i freni che “hanno per iscopo di limitare la libertà di legiferare e di operare dei ceti politici governanti, scelti dalla maggioranza degli elettori. Quei freni che “tutelano la maggioranza contro la tirannia di chi altrimenti  agirebbe in suo nome”, quei freni che impongono la disapplicazione delle leggi in contrasto con le norme europee o l’incostituzionalità  quando violano norme di diritto internazionale.
Confessiamo di essere politicizzati e non vogliamo essere apolitici come dichiaravano di esserlo  la maggioranza dei magistrati fascisti o i magistrati iscritti alla P2 o i magistrati che per avere qualche posto direttivo o semidirettivo si appoggiano a potenti o faccendieri di turno, frequentano salotti buoni, fanno la telefonata agli amici o utilizzano il loro ruolo per avere sconti, gadget, ingressi o servizi gratuiti. Siamo politicizzati e vogliamo esserlo perché applichiamo la legge con il giusto rigore anche a chi governa, a chi potrebbe favorirci, consapevoli che saremmo apolitici solo se non disturbassimo le classi dirigenti, le élite al potere che vogliono essere al di sopra delle regole.
Confessiamo anche di fare proselitismo della nostra eversione, raccontando in Italia ed all’estero le ragioni della nostra autonomia e della nostra indipendenza, i motivi per cui riteniamo che nel nostro paese, oggi più di ieri, quell’assetto costituzionale della magistratura sia essenziale per evitare che gli interessi di parte prevalgano sempre e comunque sugli interessi della collettività, perché l’Italia non possa permettersi un diverso assetto della magistratura quando tra i suoi rappresentanti in Parlamento o negli enti locali siedono condannati per reati gravissimi e la giustizia sia terreno di aggressioni inimmaginabili per gli altri paesi democratici.

Confessiamo, una volta per tutte, di essere toghe rosse; siamo rossi, rubando ancora una volta le parole a Piero CALAMANDREI, “perché sempre, tra le tante sofferenze che attendono il giudice giusto, vi è anche quella di sentirsi accusare, quando non è disposto a servire una fazione, di essere al servizio della fazione contraria”; siamo rossi anche se non sappiamo cosa ciò esattamente significhi, perché per noi il rosso è principalmente il sangue dei colleghi uccisi per il loro lavoro

Confessiamo anche di avere dei correi, il personale amministrativo senza il quale non potremmo commettere da soli le nostro colpe; molti di loro condividono la nostra eversione ed i nostri disturbi mentali se è vero che accettano di svolgere lavori superiori alle loro mansioni ed al loro stipendio, condividono le nostre stesse stanze anguste, le nostre incertezze sul futuro dei progetti organizzativi ministeriali.
Ci spiace confessare che anche numerosi appartenenti alle forze dell’ordine, incredibilmente, ritengono, come noi, che nessuno sia sopra la legge e vedendoci lavorare quotidianamente si rendono conto che l’eversione di molti di noi è uguale alla loro: rendere alla collettività il servizio per il quale siamo pagati, senza concedere che qualcuno possa stare al di sopra delle regole.

Confessiamo, infine, che per noi il 29 gennaio è la data in cui ricordiamo Emilio Alessandrini, Pubblico Ministero a Milano che oggi, 32 anni fa, veniva ucciso dagli eversori, quelli veri, quelli che al posto della nostra arma, la Costituzione, utilizzavano le pistole. Mi piacerebbe, sig. Presidente, che al termine del mio intervento non vi fossero applausi, rituali o spontanei, formali o calorosi che siano, ma il silenzio, magari in piedi, dedicato al collega ucciso dai terroristi, affinché la sua memoria ci illumini oggi e, ancor di più, da domani.

Lettera di un PM al Presidente del Consiglio

E' passato del tempo da quando l'ho scritta (e inviata a Palazzo Chigi) , ma mi sembra per un verso persino più attuale oggi... e per altro verso il modo giusto per presentarmi in questo nuovo spazio che ho creato per condividere pensieri, riflessioni, indignazione, proposte: un luogo per dialogare con chi - come me - sogna un Paese più giusto, più libero e più solidale.


Bologna, sette giugno duemilanove

Gentile Presidente del Consiglio,
Lei ha detto in più occasioni pubbliche, seppure con il tono goliardico di una boutade, che ritiene che fare il pubblico ministero (pm, i magistrati requirenti) consista nel fare del male.
L'astio e la sfiducia che rivolge a questa specifica parte della magistratura (salvo attaccare anche i giudici che non la ritengono estraneo ai fatti che le vengono contestati...) mi fa pensare che la battuta sia sintomatica di un pensiero radicato realmente in Lei e che la sua posizione e popolarità diffonde o quanto meno insinua anche nell'opinione pubblica.
Questa sensazione mi viene confermata anche dal fatto che lei sempre più spesso si riferisce a questa parte della magistratura come gli "avvocati dell'accusa", rivelando così il suo punto di vista: il ruolo dei pm è quello di indagare, sono dei poliziotti con la toga il cui scopo è trovare i colpevoli e il cui unico successo è la condanna dell'imputato.
In altre parole, un duro giustiziere che distribuisce male a chi lo commette, ma che nel fare ciò incappa anche in errori e così passa sopra anche la pelle e la vita di sfortunati innocenti che diventerebbero le vere vittime del processo.
No, signor Presidente. Per fortuna non è così.
Non è così per il sottoscritto, che sognava da quando aveva 14 anni di fare questo lavoro proiettando i sogni e gli ideali di un giovanissimo ingenuo.
Non è così per la grande maggioranza dei colleghi che incontro e conosco in giro per l'Italia.
Ma soprattutto non è così per la Costituzione.
Non sono pagato, come Lei ha lasciato intendere, per torturare psicologicamente i poveri imputati che trascino fino in Cassazione.
Il mio lavoro è innanzitutto quello di cercare la verità (con la v minuscola, per carità).
Per questo ho deciso di non fare la professione bellissima e affascinante dell'avvocato: perchè mi volevo e mi voglio sentire sempre libero di poter cercare solo la verità.
Non mi interessa la pressione dell'opinione pubblica che vuole un capro espiatorio, non mi devo preoccupare della necessità di portare a termine delle operazioni da parte delle forze di polizia: il successo del mio lavoro è rappresentato solo dal raggiungimento della verità processuale, dalla ricostruzione in tempi ragionevoli e con il rispetto delle norme di quanto è successo, così che la vittima trovi risposta alla sua istanza di giustizia e di difesa e che l'indagato debba rispondere solo di ciò che ha colpevolmente commesso, avendo tutte le opportunità che la legge italiana garantisce per difendersi e spiegare la propria versione dei fatti.
Spesso è davvero difficile prendere delle scelte e sebbene le decisioni finali appartengano solo ai giudici, io stesso, sentendomi magistrato prima ancora che pm, cerco di assumermi il peso della decisione facendo così richieste oggettive e solide, e non ispirate solo da una logica accusatoria (cosa che dall'altra parte dell'aula di udienza il difensore non si potrebbe permettere di fare specularmente, dovendo innanzitutto difendere al meglio gli interessi e la posizione del proprio assistito).
Il giorno in cui ho giurato sulla Costituzione (unico vero faro del nostro lavoro) sapevo che essendo un essere umano e come tale limitato e fallibile nonostante le mie migliori intenzioni, avrei commesso degli errori: questo vale per tutte le professioni ma ero e sono consapevole che commettere un errore nel mio lavoro può comportare gravi sofferenze e conseguenze per la vita delle persone.
Mi assumo la responsabilità di quello che faccio e la mia funzione pubblica può e deve essere sempre di più soggetta alla valutazione di professionalità (come previsto in maniera ancora più pressante dalle recenti riforme) e soprattutto il sistema prevede che ci siano molti altri soggetti che intervengono a controllare il mio operato (avvocatura) e prendere decisioni (i colleghi giudicanti dei vari gradi).
Il fatto poi che debbano potersi impugnare anche le sentenze di assoluzioni in primo grado (cosa che lei ha di recente nuovamente contestato) deriva dall'ovvia osservazione che anche il giudice può sbagliare e quindi anche lui deve sottostare alle verifiche di appello e cassazione volte a limitare entro i limiti dell'umanamente possibile errori giudiziari (salvo pensare che i pm siano antropologicamente diversi, ma anche questo riesce difficile poichè sono selezionati insieme ai futuri colleghi giudicanti con un concorso molto selettivo e basato principalmente su prove scritte teoriche)
C'è poi un altro aspetto del mio lavoro che lei dimentica: la difesa delle vittime e delle loro istanze di giustizia e protezione.
Per me fare il pm vuole innanzitutto dire porre la mia professionalità al servizio del Paese per combattere le ingiustizie, difendere con la legge coloro che subiscono prepotenze e violenze: "la legalità è il potere dei senza potere", disse lo statista ceco Dubcek.
La donna che subisce violenze, il cittadino vittima di una rapina o di una truffa, il bambino abusato, l'imprenditore derubato da qualche furbetto, la famiglia straziata dal dramma della droga e quella orfana di un lavoratore morto in cantiere per il mancato rispetto della legge... sono queste le persone che affidano alla magistratura la loro speranza di giustizia, che non dovrebbe esaurirsi nella punizione del colpevole.
Il male non è l'obiettivo del mio lavoro... bensì il suo nemico, signor Presidente.
E non separare le carriere per restare parte di un unico ordine insieme ai miei colleghi giudici ha proprio il principale merito di ricordare a noi pm che siamo anzitutto dei magistrati, che siamo soggetti solo alla legge e il nostro unico obiettivo è la ricerca della verità nella lotta contro le ingiustizie.
Gli eccessi negativi di quei pm troppo votati solo all'accusa e che difettano di serenità e della capacità anche di cambiare idea in base alle emergenze probatorie sono figli proprio di un atteggiamento poliziesco di colui che si sente solo avvocato dell'accusa e rischia così di dimenticarsi che il grande potere che gli è dato è solo in vista dell'affermazione della legalità: sarebbe opportuno rifletterci profondamente quando si invoca la separazione delle carriere, che potrebbe solo di aggravare il problema che si dice all'opinione pubblica di voler risolvere.
Per queste ragioni continuo a credere che il mio lavoro sia tanto difficile e delicato quanto appassionante, consentendomi di guadagnarmi da vivere non dovendo pensare al mio tornaconto personale ma solo al servizio e nell'interesse della collettività e dell'affermazione della legalità.
Spero che, quando i miei piccoli due maschietti saranno cresciuti, fare il pm in Italia continui a significare questo.
      Cordiali saluti,
Marco Imperato

magistrato (e pubblico ministero per ora...)