In queste settimane stanno emergendo sempre più dettagli inquietanti di un grave scandalo che ha coinvolto dei magistrati del Tribunale di Palermo: Beni confiscati, lo scandalo del Tribunale di Palermo (articolo da La Repubblica) .
La vicenda è gravissima e va seguita, sollecitando tutte le azioni tempestive
che il CSM può e deve intraprendere... ma ancor di più dovrebbe diventare
l'occasione per fare una riflessione complessiva sul modo autoreferenziale e
arbitrario con cui troppo spesso noi magistrati gestiamo le nostre scelte organizzative e in particolare
l'affidamento degli incarichi a terzi (avvocati, commercialistici, consulenti vari).
Le misure di prevenzione e le procedure concorsuali sono forse i settori più
delicati (per le somme che muovono e gli interessi che toccano), ma più in generale il tema delle consulenze è affrontato in
modo talvolta amatoriale ed opaco anche quando dietro non si celano accordi
illeciti e interessi inconfessabili.
Dovremmo pretendere e offrire la massima trasparenza in tutti quei casi in cui siamo chiamati ad affidare incarichi, soprattutto per quelli più remunerativi o di maggiore "peso specifico".... e questo proprio a tutela della nostra funzione e della credibilità di quello che facciamo, .
La mancanza di criteri trasparenti e di rotazione nella gestione
delle consulenze alimenta dietrologie e millantati crediti, mina la fiducia verso l'autorità giudiziaria e inoltre impedisce una sana alternanza
e concorrenza tra i vari liberi professionisti cui ci rivolgiamo, impedendo tra l'altro l'emersione di nuovi giovani capaci e fuori dai circuiti del potere.
Sappiamo bene che in certe situazioni è assolutamente necessario ed inevitabile scegliere
qualcuno conosciuto e di assoluta fiducia, ma questo non esclude il fatto di poter individuare criteri
di rotazione e motivazioni trasparenti nella stragrande maggioranza dei casi,
vigilando in ogni caso sulle eccezioni.
Il singolo ufficio, specie se medio piccolo e con ruoli pesanti, può fare
fatica a trovare soluzioni...ma questo potrebbe proprio essere uno dei settori
in cui il Consiglio Superiore della Magistratura (nostro organo di autogoverno) promuove e diffonde prassi virtuose e trasparenti, pretendendo dai
direttivi e dagli aspiranti tali di fornire su questi temi delle soluzioni
specifiche e concrete.
Un approccio preventivo, professionale e trasparente non solo restituirebbe fiducia e prestigio, ma diventerebbe il primo argine all'infiltrarsi di fenomeni di corruzione.
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