Prima di tutto ribadisco un pensiero che espressi anche quando la Legge Severino fu emanata (legge 190/2012 e poi soprattutto Dlgs 235/2012 che stabilisce incompatibilità, decadenze e sospensioni per i condannati in via non definitiva dalle cariche pubbliche cui siano stati eletti): un Paese che avesse un sufficiente tasso di rispetto della legalità e di senso delle istituzioni non avrebbe bisogno di simili norme, perché le forze politiche e gli elettori allontanerebbero automaticamente coloro che non appaiono cristallini e credibili da questo punto di vista.
D'altronde ci sarebbe già il dimenticato articolo 54 della Costituzione:
"Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore [...]"
Evidentemente il tasso di illegalità e di tolleranza verso questo si è invece mantenuto molto elevato e si quindi arrivati a disciplinare nel dettaglio i casi in cui non si è candidabili (ovvero si decade o si è sospesi per condanne non definitive).
A questo quadro (già sintomatico di una patologia del sistema) si è aggiunto un codice etico di autoregolamentazione cui potevano aderire i partiti e sul quale doveva vigilare la Commissione Antimafia.
L'articolo 1 di tale codice impegna i partiti che vi aderiscono a non presentare e nemmeno sostenere come candidati coloro nei cui confronti sia stato emesso il decreto che dispone il giudizio ovvero che siano stati condannati con sentenza anche non definitiva di primo grado [...] allorquando si tratti di una serie specifica di reati gravi o contro la Pubblica Amministrazione.
Questa volta quindi l'asticella si alza perché può bastare anche solo l'esercizio dell'azione penale: d'altronde lo spirito di ogni codice etico è quello di sollecitare trasparenza e condotte irreprensibili nonché di tutelare anche l'apparenza stessa delle istituzioni, che non devono essere macchiate nemmeno da sospetti.
Si può discutere se siano requisiti eccessivamente rigidi, ma due punti devono essere tenuti ben presenti:
- l'Italia è il paese occidentale con il più alto tasso di corruzione e in generale di criminalità del potere (vedi mafia) e quindi è del tutto evidente che vi siano esigenze di recuperare credibilità da parte della politica
- non si può aderire liberamente a delle regole e poi decidere che non si applicano a questo o a quello, introducendo così eccezioni legate alla persona, secondo la consuetudine tutta italiana della legge ad o contra personam (a seconda di quel che fa comodo)
Oggi ci troviamo in questo corto circuito tra legalità, politica ed etica nel quale mi pare purtroppo essere finito anche l'eccellente Raffaele Cantone (presidente dell'Autorità Anticorruzione), laddove nell'intervista pubblicata oggi da Repubblica si concentra su aspetti tecnici di applicazione della Severino.
In questa intervista egli infatti spiega come potrebbe essere formalmente corretto che De Luca debba prima insediarsi e solo dopo potrebbe essere sospeso: come si fa, tuttavia, a non comprendere come tali distinguo non colgano assolutamente l'esigenza di chiarezza e coerenza che viene dall'articolo 54, dalla legge Severino, dal codice etico e soprattutto dai cittadini sfiduciati dalla corruzione???
Il caso specifico verrà discusso e valutato dalle autorità competenti, ma mi pare evidente che vicende come questa siano destinate ad allargare ulteriormente il fossato che separa il popolo (sovrano?) e la politica... pur non dimenticando che queste vicende vengono al pettine proprio perché i c.d. impresentabili non sono considerati invotabili dagli elettori, che anzi spesso li premiano e li sostengono.
Quello che preoccupa, infine, è che possa passare il messaggio per cui democrazia e legalità siano potenzialmente in conflitto.. il che non deve essere e non è, perché la legalità è semplicemente un presupposto per potersi impegnare in politica.
L'onestà e la massima trasparenza sono pre-condizoni per assumere responsabilità pubbliche e non cavilli legali o etici che frenano la libera espressione popolare.
La strada verso la legalità e una piena affermazione dell'articolo 54 della Costituzione è ancora molta lunga e in questo percorso le scorciatoie possono solo allontanare dalla meta...
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