Il susseguirsi delle riforme fatte e annunciate e i loro correttivi offrono davvero un pessimo spettacolo del modo in cui la politica dimostra di voler affrontare la giustizia.
Si tratta, mi pare, solo di un campo da gioco della lotta di potere, il luogo privilegiato per lo scontro tra propaganda di governo e slogan d'opposizione.
Come nel vecchio gioco delle tre carte, il problema resta sul tavolo ma l'ingenuo avventore di turno è convinto di poter trovare la soluzione, mentre si stanno solo invertendo i fattori senza che la somma finale cambi: qualcuno racimola qualche applauso e del facile consenso mentre la giustizia ci perde e con loro soprattutto i cittadini che sperano in un servizio migliore.
Da questa commedia purtroppo nemmeno noi magistrati e gli avvocati riusciamo a fuggire, finendo in polemiche di basso profilo e figlie dei reciproci pregiudizi, invece di dialogare e fare fronte comune sulle tante cose concrete ed utili che potremmo condividere e spiegare all'opinione pubblica.
Breve riassunto dell'ultimo atto, che ruota attorno alla famigerata prescrizione: di volta in volta malefico strumento in mano ad azzeccagarbugli, oppure feticcio del processo giusto contro il partito dei giustizialisti.
Sì, si potrebbe parlare di scuola e di ricerca, oppure di come affrontare il problema della precarietà o le sfide dei cambiamenti climatici, oppure ancora di come combattere seriamente la diffusione degli stupefacenti e il disagio giovanile... ma sono cose troppo importanti e complicate e non si prestano a facili soluzioni da offrire al supermarket del consenso.
E allora vai con la prescrizione, il tema che davvero toglie il sonno a lavoratori e madri di famiglia!
Premessa per chi avesse poca dimestichezza con la procedura penale. La prescrizione è un istituto che prevede che se non si perviene ad una condanna definitiva entro un certo lasso di tempo, legato anche alla gravità del reato per cui si procede, il reato stesso è estinto e decade la pretesa punitiva dello Stato.
I Cinquestelle, dovendo difendere il loro ruolo di paladini della legalità e contro i corrotti, vedono la prescrizione come una ghigliottina del processo ad uso di furbi e potenti e cancellarla equivale quindi a dimostrarsi dalla parte del popolo giusto.
La reazione di molta altra parte del mondo politico è stata quella di gridare allo scandalo, perchè in questo modo si sottopone l'accusato (presunto non colpevole) alla pena infinita (o almeno non definita) di un processo interminabile.
In questo derby (perchè questo è, non certo una discussione nel merito) la maggior parte degli avvocati difendono la prescrizione quale baluardo irrinunciabile di civiltà, mentre la magistratura ha in modo maggioritario espresso favore per la riforma, ritenendo che in questo modo il proprio lavoro non andrà disperso e quelli che usano il processo solo per guadagnare tempo saranno disincentivati, salvo aggiungere che l'interruzione del decorso della prescrizione dopo la condanna in primo grado dovrebbe essere solo il primo passo di una complessiva riforma per il giusto processo.
Adesso i mal di pancia all'interno della maggioranza stanno conducendo a nuovi compromessi, con lo spostamento del momento interruttivo dal primo grado all'appello: la carta si muove ancora...
Ma non basta, perchè il problema dei tempi è ancora sul tavolo.
Prima rischiavamo che la giustizia finisse su un binario morto...la riforma questo lo impedirebbe, ma non garantisce ancora che il treno sia rapido e arrivi in tempo utile e soddisfacente.
E tutti hanno ben chiaro che una giustizia lenta è un'ingiustizia.
Riformare le procedure richiede troppe complicazioni e discussioni e di investimenti in strutture e risorse non se ne possono\vogliono fare: come facciamo a far arrivare prima il treno?
Ma spostando un'altra carta!
Se il processo durerà troppo sarà colpa dei magistrati che non sono stati abbastanza veloci. Semplice, no?
Ma è ovvio.. com'è che non ci hanno pensato prima? Sicuramente perché la lobby delle toghe voleva mani libere.
Non importa che da anni la Commissione Europea per l'Efficienza della Giustizia (https://www.coe.int/en/web/cepej) dica che i magistrati italiani sono ai vertici nelle classifiche continentali per carico di lavoro e produttività...
Non importa che la litigiosità sia alle stelle e le procedure siano delle corse a ostacoli piene di bizantinismi...
Non importa che per ogni reato cancellato dall'ordinamento la settimana successiva ne vengano introdotti altri 10, intasando i tribunali e delegando al processo la risoluzione di problemi e conflitti che potrebbero trovare migliore e più rapida soluzione in altri contesti meno formali e impegnativi...
Non importa che da anni si stia delegittimando la magistratura e seminando sfiducia tra la gente, così alimentando il circuito dell'illegalità...
Potrei proseguire, ma credo di avervi annoiato abbastanza con gli argomenti di merito.
Non c'è dubbio che la sfida dell'organizzazione e dell'efficienza resti attuale nella magistratura, ma pensare che i processi diventeranno più veloci minacciando sanzioni ai magistrati è illusorio e pericoloso.
Illusorio perchè i fattori che determinano la lunghezza dei processi sono molteplici e complessi, molti dei quali indipendenti dallo zelo dei magistrati (che comunque da anni sono sotto la lente delle valutazioni quadriennali e di un disciplinare potenziato).
Pericoloso perchè rischia di produrre distorsioni, così come il contenzioso fuori controllo nel settore medico ha prodotto la medicina difensiva...non una medicina migliore.
Avremo dei magistrati forse più preoccupati e sbrigativi, ma non credo che questo significherà anche un miglior servizio giustizia!
Quando il problema è di sistema è ottuso pensare che la soluzione sia puntare il dito contro qualche capro espiatorio.
Smettiamola di litigare su questa famigerata prescrizione (per me un istituto assolutamente sacrosanto) e sforziamoci di fare il possibile per avere un processo giusto in tempi ragionevoli.
Parliamo di notifiche e di difesa effettiva.
Parliamo di ufficio del processo.
Parliamo di riforma dell'accesso alla magistratura: oggi è un concorso incentrato sulla preparazione nozionistica e non consente di selezionare persone che garantiscano anche capacità organizzative.
Parliamo di semplificare le procedure per evitare che ci si difenda dal processo e non nel processo.
Parliamo di pene effettive ma anche e soprattutto di pene alternative, perchè il carcere spesso non risolve nulla.
Parliamo di riti alternativi e incentiviamoli, invece di ridurne lo spazio di utilizzo (come avvenuto di recente, secondo una logica del tutto schizofrenica).
Non cadiamo nei luoghi comuni e nei pregiudizi.
La maggior parte degli avvocati sono persone che cercano di svolgere in modo corretto e fino in fondo la loro fondamentale funzione di difesa dei diritti di chi è sotto accusa.
La maggior parte dei magistrati svolgono il loro mestiere con serietà e sacrifici personali, nell'esclusivo interesse della collettività.
Tutti possiamo e dobbiamo fare ancora meglio, ma ne usciamo insieme e non divisi.. ne usciamo ragionando e non delegittimando o censurando..
La giustizia è malata ma le soluzioni semplicistiche e improvvisate non risolveranno nulla.
Invece di cercare colpevoli, proviamo a spiegare i problemi, ad analizzarli, formuliamo proposte e ragioniamo.
E' una strada più lenta e tortuosa, ma l'unica che ci può condurre fuori dal pantano di questi decenni di polemiche sterili e slogan giudiziari, per incamminarci verso un futuro più responsabile ed equilibrato, in cui tutti possano riscoprire un po' per volta di avere fiducia nella fiducia (persino i magistrati e gli avvocati...).
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