"the problems we all live with" di norman rockwell

venerdì 16 agosto 2019

Time Out: le scuse stanno a zero...

In un Paese come il nostro e in un momento come questo, in cui giornalismo e politica spesso ci dicono solo ciò che vogliamo sentirci dire, il libro di Flavio Tranquillo è una boccata d'ossigeno, una preziosa e rara occasione per cercare di guardare fino in fondo la realtà e quindi mettere le basi per cambiare le cose.

Il racconto della "ascesa e caduta della Mens Sana" (la squadra di basket di Siena che per un decennio ha dominato il panorama italiano) diventa un caleidoscopio attraverso cui riflettere sulle contraddizioni dello sport professionistico italiano... Ma anche in questo caso lo sport è una metafora straordinaria della realtà e delle sue contraddizioni.

E' un racconto senza sconti, senza pregiudizi e senza conclusioni scontate, perché prevale la voglia di comprendere su quella di giudicare (o di voltarsi dall'altra parte, come molti hanno fatto e continuano a fare).

I social mostrano bene come la tentazione diffusa sia quella di un facile giudizio sprezzante oppure l'oblio, salvo poi vederci condannati a rivedere e ripetere sempre i medesimi errori, perché non abbiamo voluto e saputo guardare dentro la scatola.

Lascio esprimere il concetto all'autore:
"[...] tantissime persone non si pongono il problema nei termini corretti. Non sono cattive, non sono stupide, non sono avide e non sono portate a delinquere. Semplicemente, non posseggono gli strumenti culturali per vedere in modo critico la questione."

Ecco che allora il crollo del modello Mens Sana non è lo spunto per puntare il dito contro il banco degli imputati ma per interrogare tutti noi, per capire perché abbiamo scelto di non farci domande...perché ancora adesso facciamo finta di non vedere la schizofrenia di un sistema che non è sostenibile e che da un lato disperde risorse e dall'altro diventa campo di conquista per comportamenti opachi e illegalità (e quindi poi per le organizzazioni criminali).

Il contro-esame più spietato Tranquillo lo riserva a se stesso, rileggendo in modo critico un passato nel quale anche lui si rende conto come non possedere tutti gli strumenti culturali lo esponeva a sottovalutare scelte personali. Ed invece ogni nostra scelta è un'assunzione di responsabilità e diventa in certi contesti un atto "politico".

In questi anni ci hanno bombardato di informazioni su presunte emergenze, alcune anche reali ma spesso strumentalizzate per raccogliere facile consenso.
Ecco perché il libro di Flavio Tranquillo è importante e dovrebbe sollevare un dibattito pubblico e politico (non è una parolaccia...): perché ci mette di fronte ad una realtà disfunzionale, perché ci pone domande scomode, chiedendoci di lasciare da parte il tifo e di ragionare...

"perchè se no si chiude" e "così fan tutti" sono i due grandi falsi e comodi alibi per moltissime condotte illecite e talora criminali; queste scuse sono il passepartout per le scorciatoie e il volano della stragrande maggioranza dei reati fiscali. Reati che non allarmano quasi nessuno e che però producono per il benessere collettivo dei danni enormi e che probabilmente rappresentano il maggior ostacolo per uno sviluppo sano della nostra economia.

Scuse... ma come Flavio Tranquillo sa bene e ricorda sempre, nello sport e nella vite le scuse non reggono. Sono l'alibi del perdente, di chi non vuole prendersi le sue responsabilità, di chi non vuole uscire dalla comfort zone, di chi non vuole capire, perché restare distratti è più facile...
Ma chi ama il basket, chi ama lo sport, chi ama la vita e si appassiona non si ferma agli alibi e alle scuse, vuole capire, perché capendo si diventa liberi.

Questo libro è un passo in avanti per farlo.

venerdì 2 agosto 2019

Resistere al degrado

"I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore" (articolo 54 Costituzione)
...e non sai se ridere o piangere.

Lo spettacolo che va in scena ogni giorno deturpa le istituzioni: volgarità, battute sarcastiche, mancanza di decoro (onore mi pare parola eccessiva da scomodare)...e in questa triste rassegna di oscenità è evidentemente coinvolta anche la magistratura, con lo scandalo del Csm e le sue squallide intercettazioni (ora non mi interessa la rilevanza penale, ancora da dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio, delle condotte, ma il degrado etico e professionale che emerge).

Decoro, disciplina ed onore sono evidentemente cose diverse dall'onestà ma ne rappresentano una necessaria premessa ed anzi la testimonianza e la credibilità degli uomini pubblici assolve inevitabilmente anche ad una funzione culturale...o meglio (peggio), di degrado culturale se le condotte e il linguaggio sono quelle cui assistiamo.

Ci stupiamo poi che le giovani generazioni perdano fiducia o assumano comportamenti arroganti e prepotenti? Ci stupiamo che il singolo cittadino alle prese con le difficoltà sia disposto scorciatoie e sotterfugi senza spesso nemmeno rendersi conto (ve lo assicuro...) del disvalore etico di quanto commette? Ci stupiamo se tante persone si sentono legittimate a insultare e vomitare odio sui social anche (e soprattutto) quando non sanno di cosa si sta parlando? Ci stupiamo che pubblici ufficiali si dimentichino i principi fondamentali di legalità e di rispetto dei diritti e delle libertà personali?

La miscela di arroganza, rabbia e ignoranza con cui stiamo inquinando le istituzioni democratiche e il confronto pubblico finirà per avvelenare i pozzi (e le menti) di questa povera Patria...

Proviamo a respirare aria pulita, proviamo a leggere, riflettere, ascoltare. Proviamo a dubitare invece che a tifare. E facendolo forse aiuteremo i giovani e i più piccoli a fare lo stesso.

Non è una questione politica.
È un'emergenza culturale e umana.

O fai parte della resistenza a questo degrado, o ti unisci al degrado stesso (basta restare indifferenti per diventarne complici)