"the problems we all live with" di norman rockwell

giovedì 6 novembre 2014

CI VEDIAMO IN PIAZZA

"Se un magistrato sbaglia, dovrà essere sottoposto a una visita psico-attitudinale da parte di un collegio medico composto da professori ordinari di psichiatria, neurologia e medicina interna che ne valuti l`idoneità ad esercitare la professione. In caso di esito positivo della visita, entro 30 giorni, il magistrato è tenuto a chiedere pubbliche scuse al danneggiato nella piazza principale della città”. 

Questa è l'emendamento depositato agli atti del Senato della Repubblica italiana da Barani, membro della Commissione Giustizia e relatore del disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati. 

Questa foga punitiva è grottesca (il riferimento a controlli di medicina interna mi resta per esempio del tutto oscuro...), ma al tempo stesso simbolica del sogno di una certa classe politica, che vorrebbe scaricare sulla magistratura tutte le responsabilità che non si è saputa e voluta assumere in questi decenni.


Il tema della responsabilità civile dei magistrati è una questione seria, tecnica e delicata.

Nessuno pretende di difendere un diritto di casta a essere al di sopra di qualsiasi controllo e sicuramente alcuni controlli non hanno funzionato come dovevano.

Però si dovrebbe anche spiegare che il magistrato ha già una responsabilità civile, penale, amministrativa, contabile e disciplinare. 

Si dovrebbe dire che l'incidenza soprattutto di quella disciplinare in questi anni è significativamente aumentata (nessuna altra categoria od ordine ha numeri così alti) punendo però in modo spesso formalistico senza invece sanzionare coloro che effettivamente non hanno garantito impegno e qualità adeguati alla funzione. 
Si dovrebbe avere il coraggio di dire che il tema della responsabilità nelle professioni intellettuali non andrebbe lasciato agli umori della piazza (come in parte sta avvenendo ai medici, ormai assediati e spesso costretti ad atteggiamenti difensivi e prudenziali perché più preoccupati di non essere accusati piuttosto che di fare la cosa giusta).
Si dovrebbe spiegare che una responsabilità diretta senza filtro non esiste nel mondo e consentirebbe una rappresaglia da parte di tutte le migliaia di parti che quotidianamente e inevitabilmente i magistrati scontentano (imputati condannati, denuncianti che vedono i loro esposti archiviati, le parti soccombenti in ogni giudizio civile). Si dovrebbe cioè spiegare che si può e si deve migliorare il controllo del lavoro dei magistrati ma farlo consentendo un'azione diretta produrrebbe una giustizia timida, difensiva, ancora più debole verso i forti e quindi sempre più burocraticamente concentrata verso i deboli. 
E invece, lo ripeterò fino alla noia, questo Paese ha ESTREMO BISOGNO di una magistratura capace di controllo di legalità in modo indipendente e forte anche e soprattutto contro la criminalità del potere, perché solo l'Italia deve affrontare fenomeni di corruzione, mafia e terrorismo così forti e così capaci di inquinare e deviare il funzionamento delle istituzioni democratiche e repubblicane.

Ma questi sono ragionamenti di chi ha voglia di capire e di migliorare le cose:è molto più semplice solleticare il prurito della massa facendole sognare di esibire il capro espiatorio di turno nella piazza principale della città.


Torna la voglia della gogna, dei processi sommari, delle pene esemplari... tutte parole che richiamano tempi antichi e bui del diritto.

Eppure anche i vangeli spiegano bene come finisce un processo fatto di populismo invece che di ragione e di rispetto dei diritti...

Ci vediamo in piazza.

Speriamo che sia una agorà, luogo di incontro e dialogo... e non il palcoscenico di una gogna populista.

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