"the problems we all live with" di norman rockwell

martedì 23 dicembre 2014

NOSTALGIE PERICOLOSE E SPERANZE OSTINATE

C'è una pericolosa rabbia che sta covando nel Paese.

E' una rabbia che si alimenta della crisi economica che da anni indebolisce l'economia e diffonde precarietà.
E' una rabbia che si rafforza con la sfiducia verso le istituzioni, vissute come lontane dalla realtà quotidiana, incapaci di dare risposte e composte da un'irresponsabile casta di corrotti e privilegiati.
E' una rabbia su cui soffia la demagogia di chi vuole speculare sull'insicurezza sapendo di poter raccogliere facile consenso e quindi potere.

E' una rabbia, infine, che va ad alimentari tristi e pericolose nostalgie di passati autoritari, "quando si poteva lasciare la porta aperta e i ladri stavano in prigione"...

Questa "pancia fascista" l'Italia l'ha sempre avuta e non l'ha mai davvero perduta, nonostante la scelta esplicitamente antifascista della Costituzione: purtroppo il ventennio non fu un incidente di percorso ma la manifestazione patologica di una predisposizione che poi si è ripresentata e si ripresenta anche oggi in nuove forme (alcune criminali, alcune politiche, alcune nascoste dietro luoghi comuni).

L'angolo visuale della giustizia è particolarmente utile per rendersi conto dell'aggravarsi di questo fenomeno: 
..la crisi morde (sebbene esaltata da uno stile di vita deformato da bisogni indotti): per un verso sta offrendo straordinarie opportunità alla criminalità (soprattutto organizzata) e per un altro verso trascina nell'illegalità molte persone che vedono nella furbizia e nella prepotenza l'unica via d'uscita ai loro problemi
...la sfiducia, che vicende come quella dell'Eternit purtroppo consolidano, è il frutto di un sistema giustizia in emergenza cronica da anni e dove troppo spesso non c'è risposta adeguata alla domanda di giustizia e soprattutto qualcuno smette addirittura di farla quella domanda, disperando del tutto di trovare tutela dei propri diritti (un po' come quei disoccupati che smettono di cercare lavoro)
...l'insicurezza trova poi argomenti in un sistema processuale e sanzionatorio disorganico e incerto, che si pone alti obiettivi di rieducazione ma che finisce talvolta per risultare solo poco credibile e autorevole

Tutto questo ci fa sentire assediati, dimenticandoci così che solo insieme possiamo uscirne, solo se torniamo ad assumerci le nostre responsabilità come cittadini consapevoli.
Se invece inseguiamo la demagogia e le false notizie, la mistificazione e la paura, finiremo per disgregarci e consegnarci a qualche "uomo forte" di turno, cui dare le chiavi della nostra libertà.
Sono percorsi già visti, non solo in Italia, che non solo non risolvono alcunchè, ma aggravano le difficoltà e impoveriscono il Paese anche di diritti e valori.

Io non accetto di arrendermi a questo declino nel quale tutti sono uguali, tutti sono corrotti, tutti rubano... non mi arrendo a un Paese nel quale si invocano pena di morte e simili come fosse uno scherzo... non accetto un Paese che usi la diversità per sfogare le sue paure (l'omosessuale, lo zingaro, l'arabo)...

Purtroppo il modo in cui molta stampa e i social network narrano la realtà alimenta in modo subdolo e irresponsabile queste spinte verso l'odio, la paura, la violenza come soluzione alla violenza.

In questo quadro storico e sociale voglio aggrapparmi più che mai alla Costituzione, che deve essere e deve tornare ad essere il punto di riferimento, il faro, lo spazio comune dove incontrarsi, capirsi e da cui partire per costruire un viaggio, per fare sì che i nostri passi siano un percorso e non una fuga.

Questi sono gli auguri che faccio a noi tutti e a questa "povera patria": che il 2015 non ci faccia inseguire i fantasmi delle paure e della sfiducia ma ci rimetta in cammino dietro il sogno della Costituzione.

Battiato dice che la primavera tarda ad arrivare ("Povera patria"), ma ricorda anche che il maestro sa insegnare a vedere l'alba dentro l'imbrunire... ("Prospettiva Nevsky").

Cominciamo da noi e dal nostro sguardo sul mondo e sul prossimo.

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