Oltre gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
PROSPETTIVE E SFIDE DI UN INCERTO
FUTURO PROSSIMO
(introduzione al convegno del 20 marzo 2015)
Oggi siamo qui per evitare che un salto in avanti si
trasformi in un passo indietro.
Siamo qui perché crediamo profondamente che la civiltà di
un Paese e la cultura giuridica di un ordinamento si misurino anzitutto nel
modo in cui sono capaci di occuparsi della sofferenza degli ultimi e degli
emarginati, di coloro che sono senza potere e senza volto.
La legalità è potere dei senza potere nella misura in cui
sa affermare i suoi principi fondamentali di dignità e responsabilità. Sempre e
per tutti.
Così scriveva Paolo Giordano sul Corriere della Sera del
9 marzo:
“[…] mentre parlavo
con gli internati dell’Ospedale psichiatrico giudiziario […] ho avuto forte la sensazione che
guardassero dentro un abisso che competeva anche a me - che compete a noi tutti
-, con la sola differenza che su quel abisso loro si sporgevano
pericolosamente, e senza mai riuscire a distoglierne lo sguardo.”
Ecco: è più facile dimenticarsi dei detenuti e ignorare la
scandalosa esistenza stessa degli internati. Il carcere e soprattutto gli OPG,
almeno fino al prossimo 31 marzo, sono stati i luoghi dove rinchiudere le
nostre paure, le nostre sofferenze, i nostri sbagli, i nostri abissi…
Ma sono abissi che ci competono.
Anche a questa
consapevolezza - antropologica prima che giuridica - attingono i principi
costituzionali di responsabilità penale personale, di finalità rieducativa della
pena e di diritto alla salute.
È una consapevolezza oggi particolarmente a rischio, di
fronte a una politica che sembra voler inseguire solo gli umori della paura e
le esigenze della sicurezza, speculando sulla crisi e la precarietà che ci
circondano.
Area crede che la Costituzione ci indichi invece una via
differente, che mette al centro la dignità delle persone, una dignità che
nessuna malattia può cancellare, nemmeno quella psichiatrica.
Dobbiamo rifiutare le false alternative che certa
superficiale e irresponsabile modernità vorrebbe farci accettare come
inevitabile dazio per competere nel nuovo millennio:
-
Lavoro o Salute? E penso all’ILVA
-
Lavoro o Diritti? E penso alle riforme ad ogni costo
-
Democrazia o Legalità? E penso all’insofferenza del potere politico verso
il controllo giurisdizionale
-
Sicurezza o Libertà? E penso ai diritti messi a rischio dai timori del
terrorismo
-
Sicurezza della collettività o Dignità del malato e dell’individuo? e penso
agli OPG
No, le sfide che abbiamo di fronte vanno raccolte e
superate e non possono condurci ad arretramenti nelle conquiste faticosamente
raggiunte in tema di diritti, doveri di solidarietà e libertà fondamentali.
Certamente ci troviamo talvolta di fronte a esigenze
apparentemente in conflitto, ma sappiamo bene come la Costituzione cerchi un
dinamico equilibrio tra i diversi valori e beni primari da tutelare.
Va affermato con forza che non è tutto negoziabile e
sicuramente non lo è la dignità delle persone, tanto più se quelle persone sono
malate e in qualche modo più vulnerabili e fragili oltre che in qualche caso
più pericolose per sé e per gli altri.
Purtroppo anche in questa vicenda degli OPG abbiamo visto
ripetersi uno schema ben noto al nostro Paese: slogan isolati, fughe in avanti
senza che vi siano i percorsi culturali e amministrativi adeguati per rendere
effettivo l’obiettivo proclamato.
Basti dire che con la legge 57/2013, il legislatore era
arrivato ad approvare una norma che doveva ricordare alle istituzioni di far
rispettare precedenti altre leggi rimaste lettera morta…
La battaglia
culturale verso il superamento di queste strutture di contenimento,
inadeguate alla cura del malato, oggi deve attraversare le colonne d’Ercole
oltre le quali però non sappiamo esattamente cosa troveremo e dove quasi
nessuno si è preoccupato di farsi trovare pronto….
Sappiamo bene tutti quanto sarebbe pericoloso un
fallimento e quali sarebbero gli effetti boomerang invocati.
Non bastano le dichiarazioni di principio, non bastano
nemmeno le proposizioni legislative se a queste non seguono investimenti e
coinvolgimento responsabile delle istituzioni e di tutti gli operatori. Ma
nemmeno possiamo sempre aspettare che le soluzioni cadano dall’alto, perché
così facendo soffochiamo il Paese tra gli alibi e le lamentele, invece che
assumerci le nostre responsabilità fino in fondo.
A fronte dei molti problemi aperti rispetto a cosa
accadrà dal 1 aprile e a quale assetto avranno effettivamente le nuove
residenze, Area ha ritenuto indispensabile e urgente organizzare una giornata
per dialogare, ragionare e confrontarsi su problemi e soluzioni possibili.
-
Come accompagnare gli internati fuori dagli opg?
-
Come valutare oggi la pericolosità sociale, anche alla luce dell’evoluzione
della psichiatria?
-
Quale rapporto tra tutela della salute e prevenzione per la collettività?
-
Come ascoltare i bisogni delle vittime
e tutelarle?
-
Che spazio esiste tra regole e valutazioni discrezionali e soggettive in
questo campo?
E’ fondamentale non abbandonare a se stessa questa
riforma, altrimenti a pagarne il prezzo saranno di nuovo gli attuali internati,
le loro famiglie ed anche le vittime dei reati… ma con loro l’intera civiltà
giuridica del Paese.
Prima di passare la parola all’assessore Frascaroli e
avviare i lavori, permettetemi di dire che questa giornata non sarebbe stata
possibile senza il Presidente Maisto, il supporto instancabile dei colleghi
modenesi Truppa e Pagliani, senza il sostegno di Magistratura Democratica e del
Movimento per la Giustizia\Art. 3 ed il patrocinio della giunta distrettuale
ANM, del Comune di Bologna (che ci ospita in questa sala) e della Regione
Emilia Romagna.
“voce confusa con la miseria, l’indigenza e la delinquenza,
messaggio stroncato dall’internamento e dalla necessità sociale
dell’invalidazione,
la follia non viene mai ascoltata per ciò che dice o che vorrebbe dire”
A cominciare da oggi e ancor di più dal 31 marzo, queste
parole di Franco Basaglia possono diventare il passato.
Ma dipende da tutti noi entrare in questo futuro
possibile: autorità giudiziaria e avvocatura, personale sanitario e società
civile, mondo accademico e istituzioni … ascoltiamo la follia per ciò che
vorrebbe dire, senza dimenticare le vittime, ma ricordando che la ferita di un
reato e la sofferenza di un delitto possono essere rimarginate solo attraverso
la giustizia e il rispetto della dignità delle persone.
Solo una simile giustizia può condurci a una sicurezza
fondata sulla fiducia e non sulla paura.
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